Esperti italiani e tedeschi in Egitto per scavare nei video della metropolitana

Giulio Regeni
UDINE - È passato quasi un anno dalla scomparsa al Cairo di Giulio Regeni, il 25 gennaio 2016, ritrovato morto giorni dopo, il 3 febbraio, lungo la strada per Alessandria....

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UDINE - È passato quasi un anno dalla scomparsa al Cairo di Giulio Regeni, il 25 gennaio 2016, ritrovato morto giorni dopo, il 3 febbraio, lungo la strada per Alessandria. E dopo un anno ancora si cerca la verità su quanto accaduto al giovane ricercatore friulano.


Dall'Egitto ieri è arrivato il via libera della procura del Cairo alla richiesta dei magistrati italiani di inviare propri esperti e quelli dell'unica azienda tedesca specializzata nel recupero dei dati delle telecamere di sorveglianza per analizzare quella relativa alla stazione della metropolitana nella zona di Dokki, dove Regeni passò prima di sparire il giorno dell'anniversario della caduta di Hosni Mubarak. Lo riferisce l'agenzia ufficiale Mena, aggiungendo che «in occasione dell'ultimo incontro a Roma, la delegazione della procura egiziana ha consegnato a quella italiana le copie dei documenti richiesti dall'Italia e un Cd contenente la conversazione tra Giulio Regeni e il rappresentante degli ambulanti», Mohamed Abdallah, registrata da quest'ultimo e consegnata alla polizia per «denunciare» Regeni.
 
Secondo la Mena, però, proprio in base a quella registrazione, «i servizi di sicurezza egiziani decisero di smettere di seguire» il ricercatore, perché dalla conversazione «era emerso che la sua attività non minacciava la sicurezza nazionale egiziana».

A fine dicembre era stato lo stesso Abdallah a dichiarare all'Huffington Post di aver voluto denunciare Regeni: «Sì, l'ho denunciato e l'ho consegnato agli Interni e ogni buon egiziano, al mio posto, avrebbe fatto lo stesso». «Io e Giulio - aveva raccontato il capo del sindacato autonomo degli ambulanti - ci siamo incontrati in tutto sei volte. Era un ragazzo straniero che faceva domande strane e stava con gli ambulanti per le strade, interrogandoli su questioni che riguardano la sicurezza nazionale. L'ultima volta che l'ho sentito al telefono è stato il 22 gennaio, ho registrato la chiamata e l'ho spedita agli Interni». 

Ma, stando alle notizie arrivate ieri dal Cairo, ancora da valutare alla luce di possibili nuovi elementi, la solerzia dell'ambulante avrebbe invece sortito l'effetto contrario a quello desiderato.


Intanto, a pochi giorni dall'anniversario della scomparsa del giovane, si moltiplicano gli appelli a raggiungere la verità al più presto. «Ci fermeremo soltanto quando la troveremo, quella vera e non quella di comodo», ha assicurato recentemente il ministro degli Esteri, Angelino Alfano.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino