Giulio ucciso, l'Egitto: "Respingiamo allusioni" Sul corpo decine di tagli, le orecchie mozzate

Giulio Regeni
La salma di Giulio Regeni sarà trasferita venerdì nel suo Friuli, a Fiumicello, poco prima dei funerali. Secondo quanto si è appreso, un'impresa...

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La salma di Giulio Regeni sarà trasferita venerdì nel suo Friuli, a Fiumicello, poco prima dei funerali. Secondo quanto si è appreso, un'impresa di onoranze funebri preleverà il feretro giovedì sera a Roma.


Scridel ha sottolineato di avere avuto l'autorizzazione della famiglia ad annunciare le esequie, che si svolgeranno con il rito religioso. «I funerali sono aperti a tutti - ha aggiunto il sindaco - le autorità se verranno parteciperanno in forma privata come liberi cittadini». 

ORECCHIE MOZZATE Entrambe le orecchie di Giulio Regeni sono state mozzate, nella parte alta. Lo apprende l'Ansa da fonti investigative qualificate secondo le quali sul corpo del giovane ricercatore friulano ci sono decine di «piccoli tagli», anche sotto la pianta dei piedi. A Regeni, spiegano inoltre le fonti, è stata strappata un'unghia della mano e una del piede. «Ci sono segni di piccoli tagli - dicono le fonti - su tutto il corpo, sia nella parte anteriore che posteriore». Tra le diverse fratture riscontrate anche quella delle scapole. 

L'EGITTO RESPINGE LE ALLUSIONI Il ministro dell'Interno egiziano, Magdi Abdel Ghaffar, in una conferenza stampa al quartiere generale della Sicurezza nazionale ha sostenuto che «tutti i nostri apparati si concentrano in gran parte a risolvere questo caso»: «Respingiamo tutte le accuse e le allusioni ad un coinvolgimento della sicurezza», ha detto ancora il ministro riferendosi all'uccisione di Giulio Regeni

«Faccio le più profonde condoglianze al popolo e al governo italiani», ha premesso il ministro egiziano, sottolineando che «raccogliamo il più gran numero di informazioni che ci aiuteranno a fugare l'ambiguità: è il nostro obiettivo più importante». «Sono deprimenti per noi le voci che sono state pubblicate dai media», ha detto Ghaffar, riferendosi alle ipotesi di responsabilità di apparati egiziani, sostenendo che «l'apparato della sicurezza non è stato mai accusato di commettere atti simili».


«Siamo scontenti di queste voci nei confronti di un apparato che è conosciuto per la sua trasparenza» e «non è la nostra politica», ha aggiunto riferendosi implicitamente all'uccisione con torture subite daRegeni: «Non bisogna precipitarsi a evocare possibilità senza prove», ha detto Ghaffar. «Siamo stati informati il 27 gennaio e da allora lavoriamo su questo caso», ha detto tra l'altro. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino