Venezia. Una catena di errori ha portato alla morte in azienda di Giuliano De Seta: cosa dice la perizia

La lastra non era agganciata al carroponte e ci sono incongruenze tra questa ricostruzione oggettiva (e non di parte) e le testimonianze di alcuni operai sentiti dagli investigatori

Una catena di errori ha portato alla morte di Giuliano De Seta
VENEZIA - Hanno tutti una colpa, anche se con profili diversi. Sono descritti, punto per punto, dalla perizia disposta dal giudice per le indagini preliminari di Venezia...

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VENEZIA - Hanno tutti una colpa, anche se con profili diversi. Sono descritti, punto per punto, dalla perizia disposta dal giudice per le indagini preliminari di Venezia nell'incidente probatorio per far luce sulla morte di Giuliano De Seta, 18 anni, residente a Ceggia, studente dell'Itis Da Vinci di Portogruaro, schiacciato da una lastra di 15 quintali il 16 settembre, al suo quarto giorno di stage in un'azienda - la BC Service di Noventa di Piave - che lui conosceva bene per averci lavorato tre mesi la scorsa estate.

I profili

L'incidente probatorio verrà discusso il 14 marzo quando di fronte al gip ci saranno il titolare della BC Service, Luca Brugnerotto, accusato di omicidio colposo per l'incidente mortale capitato allo studente. Con lui, iscritti nel registro degli indagati, anche la professoressa Anna Maria Zago, preside del Da Vinci; Sandro Borin, responsabile della sicurezza dello stabilimento, e Attilio Sguerzi, docente e tutor scolastico del diciottenne. E tutti dovranno difendersi perché la superperizia del giudice mette in ordine una catena di errori - diluiti nel tempo - che hanno avuto come punto d'approdo la morte dello stagista. Secondo la ricostruzione fatta dal consulente tecnico ad aver avuto un concorso diretto sull'incidente sono stati Brugnerotto perché come datore di lavoro non avrebbe dovuto far lavorare lì lo stagista. Poi Borin: nel redigere il documento di valutazione dei rischi aziendali aveva omesso alcune prescrizioni che, se indicate (e rispettate) avrebbero evitato l'incidente. Sempre la valutazione dei rischi aziendali è il perno attorno al quale il perito fa ruotare la responsabilità del professor Sguerzi che, da tutor scolastico di De Seta, avrebbe dovuto leggere il documento, fare un sopralluogo in azienda e, considerandola non sicuro, impedire che il diciottenne andasse a lavoro. Il consulente tecnico parla poi di «concausalità» alla realizzazione dell'incidente quando affronta la posizione della preside Zago, chiamata a una responsabilità non diretta. Stando al professionista nominato dal gip, avrebbe dovuto leggere il documento di valutazione dei rischi aziendali e verificare che tutto fosse a norma.

La dinamica

La superperizia ricostruisce anche come sono andate le cose il pomeriggio del 16 settembre quando una lastra di ferro lunga poco meno di un metro, spessa 35 centimetri, dal peso di 15 quintali e appoggiata su dei cavalletti a 50 centimetri da terra aveva colpito e schiacciato Giuliano De Seta, la cui famiglia è assistita dall'avvocato Luca Sprezzola. Qualcuno - è la ricostruzione - avrebbe azionato con un telecomando il carroponte che, muovendosi, avrebbe dato un colpo alla lastra. Giuliano era davanti al manufatto (la consulenza non dice se in piedi o meno) e non avrebbe potuto evitare l'impatto. Dalla perizia, poi, altre due certezze: la lastra non era agganciata al carroponte - altrimenti a causa del colpo ricevuto avrebbe oscillato come un pendolo invece di cadere sul petto dello studente - e ci sono incongruenze tra questa ricostruzione oggettiva (e non di parte) e le testimonianze di alcuni operai sentiti dagli investigatori. Resta un dubbio: chi ha schiacciato il pulsante e, azionando il carroponte, dato l'innesco alla catena di errori precedenti. 

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Il Gazzettino