​Nessuna inchiesta su Giulia Schiff: «Lei combatte in Ucraina per gli ideali». La 23enne di Mira pilota i droni nel ​team speciale Masada Foto

Giulia Schiff
MIRA - Il soldato Giulia è tornato in Italia. Solo per una decina di giorni, in realtà: una licenza dell'esercito ucraino che le ha permesso di...

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MIRA - Il soldato Giulia è tornato in Italia. Solo per una decina di giorni, in realtà: una licenza dell'esercito ucraino che le ha permesso di riabbracciare la sua famiglia dopo mesi e partecipare, domenica pomeriggio a Roma, alla manifestazione dell'associazione cristiana degli ucraini. La storia di Giulia Schiff, 23enne di Mira, ha riempito le pagine dei giornali negli ultimi mesi: espulsa dall'Aeronautica dopo aver denunciato un caso di nonnismo (la sua richiesta di reintegro è stata respinta prima dal Tar e poi dal Consiglio di Stato) ha deciso di arruolarsi con l'esercito ucraino come pilota di droni. Una scelta, la sua, che aveva attirato l'attenzione di due ministeri, Esteri e Interno, per capire come avesse fatto ad arrivare a Kiev, quali fossero i suoi contatti e che tipo di attività svolgesse. «Si è trattato solo di un'indagine conoscitiva, su Giulia non esiste nessuna inchiesta - spiega il padre di Giulia, Dino, formatore per i piloti di linea - ci siamo informati, nessun procuratore ha aperto un fascicolo contro di lei perché la sua posizione è limpida e cristallina: non ha matrici politiche, non è una mercenaria. È andata in aiuto come volontaria ed è arruolata ufficialmente come militare dell'esercito ucraino».

Foreign fighter


La guerra ora è diventato il suo lavoro: è assunta con contratto regolare. «È stata inquadrata come soldato semplice - continua papà Dino - guadagna poche centinaia di euro al mese, esattamente quello che guadagnano i soldati ucraini. Il suo lavoro è l'operatrice di droni per le ricognizioni aeree. È stata molto impegnata nelle sue missioni. Partita da Kiev, in questo momento la sua squadra, il team speciale Masada, sta lavorando nelle zone in cui stanno ripiegando i russi, tra Donbass e Crimea».


Giulia voleva diventare pilota


Un altro modo di volare: il sogno di Giulia era quello di diventare pilota. «Ci avevano provato a farle percorrere quella strada - prosegue il padre - ma non c'erano i tempi. La formazione sul campo per un pilota in guerra è lunga e quindi non se ne è fatto nulla». Non che il compito attuale di Giulia sia più leggero e lontano dai rischi. «Mi fanno ridere quegli haters che l'hanno accusata di essere andata a fare la soubrette di guerra. Giulia si è trovata sotto alle bombe durante le missioni. In qualche caso sono stati scoperti e bombardati: il suo zaino l'ha protetta da quel mare di schegge. Una fortuna perché all'interno c'erano delle granate che miracolosamente non sono esplose». In Ucraina, tra l'altro, Giulia ha trovato anche l'amore. «Sì, si è fidanzata con un capitano dell'esercito, un 28enne carrista ucraino-israeliano. Si guardano le spalle a vicenda». Adesso, dopo mesi, è potuta rientrare a casa. «Ripartirà comunque a giorni - conclude Dino - è stata a Mira dalla mamma e poi a Peschiera dalla nonna. Il suo lavoro non è finito lì: crede negli ideali della resistenza ucraina e continuerà a combattere per loro».
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Il Gazzettino