In piena notte, in un letto del reparto dell'ospedale di Padova, Giulia non riusciva a chiudere occhio. In quei 29 giorni, tra il 12 novembre e il 10 dicembre 2016,...
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Il risultato è un libro, intitolato proprio 29 giorni (collana Unici), che da luglio ad oggi ha già venduto quasi duemila copie: racconta la meravigliosa storia di una ragazza che ha superato la malattia sorridendo, con il cellulare in mano e la musica nelle orecchie. Il libro è stato pubblicato con lo pseudonimo Valentina Ruble ma l'autrice è lei, questa giovane donna padovana dell'Arcella con una laurea in Scienze Politiche e il sorriso che ora la accompagna ogni giorno.
Nelle ultime settimane, sull'onda del passaparola, alcuni imprenditori l'hanno contattata per regalare il suo libro a tutte le dipendenti della propria azienda.
"Valentina", ripercorriamo la sua storia dall'inizio?
«Ho scoperto un tumore al seno tre anni fa, quando avevo 36 anni e una bimba di 11 mesi. Ho iniziato immediatamente il classico percorso di chemioterapia, i medici dello Iov sono stati bravissimi e sono guarita».
Il peggio però doveva ancora venire, giusto?
«A novembre 2016 ho scoperto di avere una terribile recidiva al cervello. Tutti pensavano che io avessi una sciatalgia, ma presto mi sono trovata a non camminare e a non scrivere più con la mano destra. Mi sono fatta portare al pronto soccorso, i medici mi hanno fatto una tac cerebrale e sono piombata nuovamente in quell'incubo. Per una settimana ho avuto un black-out, non ricordo nulla».
Dei giorni successivi, invece, cosa ricorda?
«Non li scorderò mai. Sono stata ricoverata ed operata in Neurochirurgia a Padova, mi hanno seguita molto bene e grazie alla musica ho recuperato ancor più velocemente».
Qual è stato il potere della musica?
«È stato qualcosa di molto potente. In quel periodo avevo trovato molti articoli scientifici che spiegavano quanto la musica aiuti a riattivare il cervello a 360 gradi. Io in passato avevo insegnato balli latino-americani: ho affiancato quel ritmo alla fisioterapia quotidiana, ed è servito tantissimo».
Il libro, invece, lo ha scritto davvero di notte?
«Assolutamente sì. Io ho sempre avuto la passione della scrittura e negli anni precedenti avevo già pubblicato due storie. Con questo libro voglio raccontare la mia storia, ma non solo: desidero spiegare anche tutto quello che ho imparato durante il periodo di malattia, dall'alimentazione agli effetti collaterali della chemio. Tutti i proventi andranno in beneficenza: allo Iov, al reparto di Neurologia e a quello di Neurochirurgia».
Qual è il messaggio che vuole lasciare ai lettori?
«Vorrei evidenziare che quando ci si trova in situazioni simili è giusto affidarsi ai medici, ma è importante anche informarsi da soli e capire la malattia: conoscere è potere. E poi l'insegnamento più grande: anche nei momenti di buio totale, quando pensi che tutto sia finito, non è detto che sia così».
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Il Gazzettino