Il post del papà di Giulia: «Parlate, denunciate, fidatevi». La sorella: «È necessario un cambiamento»

Ai social la famiglia di Giulia affida l'invito alle donne di parlare e non tenere tutto dentro

Giulia, il post di papà Gino nella Giornata per l'eliminazione della violenza sulle donne: « Parlate, denunciate, fidatevi!»
VIGONOVO - «Parlate, denunciate, fidatevi»: è il commento che Gino Cecchettin affida a Instagram, nella Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza...

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VIGONOVO - «Parlate, denunciate, fidatevi»: è il commento che Gino Cecchettin affida a Instagram, nella Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza sulle donne. Il papà di Giulia pubblica sul social l'immagine simbolo del fiocco rosso. E nel corso della giornata anche la figlia Elena ha deciso di affidare il suo pensiero a Istagram.

Il post di papà Gino

Immediati i commenti al post dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne. «Signor Gino - scive un utente - è encomiabile la sua dignità, lasciano senza fiato i suoi interventi equilibrati, il suo voler lottare in nome di Giulia perché siano scongiurate altre atrocità.Che Giulia e la sua mamma non smettano mai di fare sentire la loro vicinanza a tutti voi». 

Il post di papà Gino arriva a due settimane esatte dalla morte della figlia Giulia Cecchettin, la 22enne di Vigonovo uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta. E proprio oggi il 22enne di Torreglia rientra in Italia con un volo militare, destinazione il carcere di Montorio Veronese. 

La sorella Elena

«Questa casa, che fino a poco più di un anno fa era troppo piccola, ora sembra così vuota, così grande e spenta. Così il vuoto che mi porto dentro per la tua assenza. Così il vuoto di quando ti cerco per raccontarti di quello che mi succede, dimenticandomi che non ci sei più. Cosi grande, cosi incolmabile il vuoto che la tua assenza lascia dentro di me». Lo scrive su Istagram Elena Cecchettin.

«Così grande la rabbia come il dolore nel realizzare che la tua assenza, la tua morte sono state causate da un individuo con un nome e un cognome. Un individuo che si è sentito autorizzato a portarti via da me. Un individuo - si legge nel post - che non è stato educato al consenso, al rispetto e alla libertà di scelta. Affinché nessuno più debba sentire il vuoto che sento io, il dolore lancinante che nel buio della mia camera sento incessantemente, dobbiamo reagire. Ci deve essere un cambiamento, una rivoluzione culturale, che insegni il rispetto, l'educazione, l'affettività. Che insegni ad accettare i no, che insegni che le donne non sono proprietà di nessuno».

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Il Gazzettino