Giulia a RadioRai per leggere le migliori battute su Twitter

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PORDENONE - Una mente in continuo fermento, scrittrice, blogger, autrice di romanzi, da lunedì scorso conduttrice di un programma radiofonico su RadioRaiUno. Giulia Blasi è pordenonese, nata nel 1972 e vissuta a San Giovanni di Casarsa. Una donna che nella vita ha esplorato la «parola» in tutte le sue forme, soprattutto quelle del web.




Da lunedì è la voce che alle 19.25 circa, subito dopo il Gr1, dà vita ai cinguettii (gli "aforismi" di massimo 140 battute che vengono pubblicati sul social network) più divertenti, ironici e sferzanti della giornata.



«In sette minuti facciamo una carrellata dell'antologia delle migliori battute che girano su Twitter, un po’ tra l'informazione, l'alleggerimento dei temi del giorno e la facezia - ci racconta - È un modo utile e rigenerante di rileggere la realtà». I tweet sono opera di un collettivo di satira, l'Arsenale Kotiomkin, tra i primi a rispondere all'argomento del giorno (lanciato con l'hashtag).



Studentessa dell'allora anonimo Liceo ginnasio statale ricorda che fu la sua la generazione a battezzarlo «e purtroppo con nostro sommo sbigottimento fu chiamato Giacomo Leopardi, perché non offendeva nessuno. Di allora ricordo un'assemblea di istituto in cui qualcuno propose di chiamarlo Olimpo. Mi ha così fatto ridere e colpito che ho utilizzato questo episodio nel mio ultimo libro "Siamo ancora tutti vivi" in cui si racconta di un'occupazione scolastica. Volevo ritrarre il tipico studente del classico che si sente la crema della società. Quell'episodio era perfetto».



Dopo il liceo, Blasi si è trasferita per tredici anni a Trieste dove ha studiato alla Scuola superiore di lingue moderne per traduttori e interpreti, per poi spostarsi a Roma. Ha pubblicato tre romanzi e una raccolta di racconti, ha scritto - tra gli altri - per Marie Claire e Grazia, Donnamoderna.com. Su Menstyle.it tiene il blog "Me parlare donna un giorno".



Da veterana della rete, spiega come i social media dovrebbero essere «conosciuti e utilizzati soprattutto dagli adulti se vogliono imparare a proteggere e aiutare figli o nipoti. I giovani hanno una percezione della rete che è vergine come fu per noi agli inizi. Ci si avvicinano verso i 13 anni senza sapere che quello che metti online può essere utilizzato per farti del male. Il web non è mai un diario segreto, tutto può essere inoltrato, niente di quanto esce dal tuo computer è tuo. E se una persona è vulnerabile nella vita, lo sarà anche online». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino