VENEZIA - Da una parte c'è la proprietà, che è in dismissione. Dall'altra c'è l'inquilino, che è illustre. In mezzo...
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Formalmente il provvedimento riguarda il trasferimento dell'immobile cinquecentesco dalla Società Veneziana Edilizia Canalgrande, partecipata in via totalitaria da Palazzo Balbi e attualmente in fase di liquidazione, alla stessa Regione. L'edificio è stimato 12.860.000 euro, a cui vanno aggiunti «45 specchi anticati a filo lucido e pannelli in multistrati di pioppo suddivisi in 5 riquadri» che ne valgono altri 15.204 e «un tavolo rettangolare in massello di noce, piedi a lira con traverse sagomate» per ulteriori 16.200 euro. La cessione è a costo praticamente zero per le casse pubbliche: si tratta infatti di un «mero atto di assegnazione patrimoniale a socio» e il conto di imposte e spese notarili sarà addebitato all'immobiliare.
Così nella sostanza l'atto entra nel vivo di un problema: lo stabile «è gravato da un contenzioso tra la proprietaria Svec ed il Tar Veneto che attualmente occupa in regime di fatto il fabbricato essendo il contratto di locazione scaduto».
In questi casi, di solito l'affittuario rischia lo sfratto, ipotesi che era stata paventata anche per il Tar, con conseguente trasloco magari a Mestre. «I crediti non possono essere ignorati, ma siamo consapevoli della delicatezza della situazione, che sarà seguita in prima persona dal presidente Luca Zaia», dice il vicegovernatore Gianluca Forcolin, che ha portato la delibera in giunta. Per questo sarà tentata la via della mediazione, attraverso una procura di Svec all'Avvocatura Regionale, per avviare il recupero dei canoni non versati e arrivare ad un'eventuale transazione.
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Il Gazzettino