Angela Oro, l'unica padovana al Giro d'Italia: «Amo la bicicletta, sogno la politica»

PADOVA - Nel gruppo che è arrivato in Prato, l’altra domenica, a concludere una lunga fatica scandita da dieci tappe, tra cui numerose scalate in alta montagna,...

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PADOVA - Nel gruppo che è arrivato in Prato, l’altra domenica, a concludere una lunga fatica scandita da dieci tappe, tra cui numerose scalate in alta montagna, c’era anche una ragazza padovana. Con il gruppone delle superstiti approdate al traguardo finale c’era infatti anche Angela Oro, ventenne studentessa di Economia e Commercio all’università Ca’ Foscari di Venezia, unica rappresentante del nostro movimento delle due ruote al Giro d’Italia femminile. Stravolta dalla fatica fin dalla partenza di Cagliari, si è arrampicata su Appennini e Dolomiti prima di “assaggiare” nell’ultima frazione i Colli di casa. Se le chiedi come immagina il suo futuro subito ti dice che non lo sa. Ma poi spiega: «Ho un sogno nel cassetto: da grande vorrei diventare un politico, magari con un ruolo importante nel mondo dello sport in generale, per favorire l’attività tra i giovani, ne vedo troppi che non fanno nulla e altri che smettono troppo presto. Non è bello». Angela, fisico longilineo da scalatrice, 1.70 per 53 chilogrammi, è di Villatora di Saonara. Lo sport lo pratica ai massimi livelli essendo professionista nella squadra della Mendelspeck. Ha debuttato in quest’occasione al Giro d’Italia concludendo con un lusinghiero settimo posto nella classifica della maglia bianca riservata ai giovani.

Che bilancio trai dalla tua esperienza?
«Più che buono, l’obiettivo era finirlo, ci sono riuscita mettendo anche qualcosa nel palmares. Mi porto dentro un’esperienza di vita eccezionale maturata in 14 giorni vissuti con le mie compagne e lo staff tra complicità, solidarietà, rispetto e sorellanza, valori che si esaltano nel ciclismo, sport duro ma che fa crescere».

Le tue sensazioni nella tappa di casa?
«Emozioni indescrivibili, conoscevo tutto di quelle strade, sono quelle dei miei allenamenti, indicavo alle compagne le buche, gli spartitraffico, poi avvicinandomi alla mia città sentivo crescere la felicità che ho provato quando dopo aver tagliato il traguardo ho abbracciato genitori, amici e supporter che erano lì ad aspettarmi. Bellissimo».

Quando hai cominciato con il ciclismo?
«A sette anni, per emulare un compagno di scuola, poi lui smise e io continuai. Pro Bike Fiesso, Libertas Scorzè e Lady Zuliani le squadre in cui sono cresciuta».

A chi ti ispiri?
«All’olandese Marianne Voss, plurivincitrice di Mondiali e Olimpiadi, e tra le italiane a Elisa Longo Borghini».

Che effetto fa pedalare a fianco di campionesse di tale portata?
«Un misto di soddisfazione e incredulità. Io “piccolissima” a fianco di grandi atlete, mi è venuto da pensare che già esserci era una vittoria, e poi della Longo Borghini ho potuto anche apprezzare l’umiltà e il lato umano quando ha scambiato con me il suo rifornimento».

Quali sono i tuoi riferimenti nei momenti che contano?
«La squadra, il preparatore Mauro Caneva, e poi gli affetti più cari, su tutti la mia famiglia e il fidanzato Simone».

I tuoi obiettivi?


«Gareggio con atlete assai più grandi di me e con molta esperienza, voglio carpire i loro segreti e crescere fino ad arrivare a ritagliarmi qualche soddisfazione personale». C’è tempo, Angela ha dalla sua parte la bellezza e la forza dei vent’anni.

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Il Gazzettino