Padova. Sessualità fluida per 2 ragazzi su 10. Il professor Carlo Foresta: «Si alza il rischio di Hiv»

Il docente: «Da queste analisi si può comprendere come si delinei in alcuni giovani un insieme di comportamenti più a rischio»

Tra i giovani aumentano i comportamenti a rischio
PADOVA - Almeno due diciottenni su 10 dichiarano una sessualità fluida. Condizione che, secondo l'ultima indagine della Fondazione Foresta onlus, sarebbe associata a un...

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PADOVA - Almeno due diciottenni su 10 dichiarano una sessualità fluida. Condizione che, secondo l'ultima indagine della Fondazione Foresta onlus, sarebbe associata a un aumento di comportamenti a rischio come fumo, marijuana, partner multipli e malattie sessualmente trasmesse. È quanto emerge dai nuovi dati raccolti tra il 2022 e il 2023 dal questionario distribuito a quasi quattromila studenti di diciotto anni frequentanti istituti delle scuole superiori del Padovano, all'interno del progetto "Prevenzione andrologica permanente nelle Scuole".

L'analisi

«Già nel 2021 post-lockdown avevamo colto un momento di disagio giovanile molto importante, che emergeva da determinati comportamenti come la depressione, l'isolamento di tipo sociale, la dipendenza dalla pornografia, l'autoerotismo - commenta il professor Carlo Foresta, presidente della Fondazione Foresta Onlus -. E fin da allora ci eravamo mossi per cercare di capire e soprattutto scoprire come aiutare. Adesso la situazione sembra persino peggiorata, servono interventi urgenti». Stando alle prime analisi dei dati raccolti tra gli studenti, si conferma il trend di maggiore incertezza su orientamento sessuale e identità di genere, con il 15% dei maschi e il 30% delle femmine che si dichiarano non eterosessuali, e un 2% globale con identità di genere non binaria. Ma se da un lato questo dato è ormai stabile, ciò che preoccupa è come, indipendentemente dal sesso, la mancata identificazione dei giovani nel proprio genere si esprima con un disagio sociale manifestato da più frequenti comportamenti a rischio rispetto ai coetanei con identità binaria: più marijuana (49% contro 39%), partner multipli (15% rispetto al 10%), ma soprattutto ben 8 volte più frequenti le infezioni sessualmente trasmesse (8% contro 1%). Un quadro simile a quello emerso dall'analisi dei ragazzi, soprattutto maschi in questo caso, con un orientamento sessuale non etero (omosessuali, bisessuali, sessualità fluida): rispetto ai coetanei eterosessuali, fumano di più (39% contro 27%), assumono più marijuana (57% vs 47%) e hanno già avuto almeno una malattia sessualmente trasmessa nel 3,3% dei casi rispetto allo 0,6% dei coetanei.

L'informazione

«Da queste analisi si può comprendere come si delinei in alcuni giovani un insieme di comportamenti più a rischio, con una forte prevalenza di ragazzi e ragazze che già a 18 anni hanno avuto almeno un'infezione sessualmente trasmessa», incalza Foresta. «Ed è proprio per questi motivi che la nostra Fondazione da quindici anni porta avanti un progetto che si sviluppa nelle scuole, parlando a migliaia di studenti di corretta prevenzione nell'ambito delle malattie sessualmente trasmesse, Hiv su tutte». Il silenzio che ogni anno di più avvolge questa malattia, probabilmente per i passi avanti fatti nelle terapie antiretrovirali, sta progressivamente alimentando una falsa rassicurazione, che porta ad una minore attenzione nei confronti della prevenzione primaria. Chiosa ancora Foresta: «Soprattutto alla luce delle recenti notizie di nuove terapie sperimentali con cellule staminali e della gratuità del farmaco retrovirale appena approvata da AIFA, che sono certamente fondamentali per garantire le migliori terapie possibili al paziente Hiv-positivo, ma non devono far pensare di aver risolto il problema, che come per ogni patologia non può prescindere da momenti di sensibilizzazione e prevenzione». Solo il 6,2% dei soggetti HIV-positivi ha scoperto l'infezione grazie a iniziative di screening. 

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Il Gazzettino