Sparò e uccise il ladro in fuga: i giostrai ora chiedono i danni al vigilante

La Bmw con la quale il giostraio, Manuel Major, stava scappando dopo l'assalto ad alcuni bancomat
VEDELAGO - «La Battistolli sapeva delle intercettazioni ma non hanno fatto nulla, né un richiamo né un provvedimento disciplinare interno». Radames...

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VEDELAGO - «La Battistolli sapeva delle intercettazioni ma non hanno fatto nulla, né un richiamo né un provvedimento disciplinare interno». Radames Major e i due fratelli di Manuel Major, il giostraio morto per il colpo di pistola che lo ha centrato alla testa mentre in macchina fuggiva dai carabinieri, si sono costituiti parte civile nell'udienza preliminare a carico di Massimo Zen, la guardia giurata di 48 anni originario di Cittadella, Manuel Cancarello, di 45 anni e Christian Liziero, di 46, entrambi residenti a Paese. Il primo deve rispondere di omicidio volontario, gli altri due sono accusati a vario titolo di favoreggiamento e interferenza nelle comunicazioni dei carabinieri.


CITAZIONE IN GIUDIZIO
I Major hanno depositato l'atto con cui citano in giudizio il datore di lavoro di Zen; a chiedere la costituzione come responsabile civile della Battistolli, società vicentina specializzata nella vigilanza, stato l'avvocato di parte civile Fabio Crea. «Non solo -ha spiegato Crea - il datore di lavoro risponde di fatti commessi da un dipendente nell'orario di lavoro ma c'è di più. Dalla deposizione di un operatore della sala operativa di Treviso si è venuti a sapere che tutti conoscevano il fatto per cui le frequenze di carabinieri e polizia venivano intercettate dai rangers ma nessuno ha fatto nulla perché questa pratica venisse meno. E proprio una di queste intercettazioni ha permesso a Zen di trovarsi sulle strada di Manuel Major e di sparare il colpo di pistola».

LA TRAGEDIA
Quella sera di due anni fa Major, assieme a due complici, stava scappando dopo aver messo a segno alcuni colpi a bancomat, fatti tutti esplodere. A Barcon di Vedelago la tragedia. Massimo Zen ascolta la comunicazioni via radio dei carabinieri, che sono alle calcagna dei fuggitivi. Zen posiziona la sua macchina di traverso lungo via Pomini perché vuole impedire o quantomeno rallentare il passaggio della Bmw 50 sulla quale viaggiano Manuel Major, Euclide Major e Jody Garbin. Poi esplode tre colpi di pistola Glock in direzione dell'autovettura, uno dei quali, attraversando il parabrezza lato passeggero centra al capo nella zona temporale destra Manuel Major, che era alla guida della Bmw.

DOPPIA VERSIONE

La versione della guardia giurata è di aver sentito esplodere un colpo, di aver visto il lampo di una pistola e di aver aperto il fuoco in risposta. Ma non ci sono bossoli nei dintorni né tracce di polvere di sparo nella macchina dei banditi. «Non eravamo armati, non c'era nessuna pistola» diranno Euclide Major e Jody Garbin. Gli altri due indagati, Manuel Cancarello e Christian Liziero, sono accusati di favoreggiamento di aver interferito nelle comunicazioni dei carabinieri, intercettandoli. Cancarello, in particolare, difeso dall'avvocato Cristiano Biadene, è secondo l'accusa l'uomo che ha piazzato la pistola giocattolo ritrovata a ridosso della strada in cui era avvenuta la sparatoria, che avrebbe dovuto indurre gli inquirenti ad avvalorare la tesi della legittima difesa di Zen. Per tutti il gup Piera De Stafani ha rinviato l'udienza al 22 settembre prossimo.
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Il Gazzettino