TREVISO - Due ventenni e un 25enne, stretti all'interno di una Golf in fuga, inseguiti da una volante e da una pattuglia dei carabinieri. Questi i protagonisti...
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l'assegnazione almeno per un paio di motivi: prima di tutto perché non ci sono sentenze definitive, secondo perché in ogni caso l'intestataria dell'abitazione è la madre, non lui. Gli altri due hanno profili diversi: uno è residente a Breda, l'altro è registrato all'anagrafe come residente presso la casa comunale di Treviso. In poche parole: non ha domicilio. E la polizia locale sta eseguendo degli approfondimenti per ricostruire la sua situazione.
IL MONITOIl sindaco Mario Conte, che al tavolo sicurezza ha chiesto controlli più severi, dal canto suo assicura: «A costo di essere impopolare i controlli continueranno e saranno sempre più serrati. E i primi a finire sotto il setaccio saranno gli alloggi Ater: la notizia che uno dei giostrai risieda in una casa popolare di Santa Bona non è per nulla andata giù al primo cittadino: «Controlleremo tutto - assicura - utilizzeremo quei pochi strumenti a disposizione per intensificare tutti quei controlli legati all'assegnazione delle case, alle proprietà delle auto, ad eventuali abusi edilizi, ad eventuali allacciamenti abusivi. E oltre a questo ci saranno anche controlli su episodi dubbi come quello accaduto in viale Luzzati». Conte, con accanto il comandante della polizia locale Andrea Gallo, avvisa: «Deve essere chiaro il messaggio - sottolinea - a Treviso si rispettano le leggi e si rispettano anche le regole del buon senso con i vicini. Chi pensa di venire nella nostra e fare quello che vuole, fregandosene di tutto e di tutti, si sbaglia. Troverà invece un muro e controlli tutti i giorni, continuamente».
L'AMAREZZAIl sindaco ha ribadito al prefetto e ai vertici delle forze dell'ordine la sua delusione per l'immediata scarcerazione di due dei tre giostrai coinvolti. Non ha avuto timore di parlare di vergogna e anche a mente fredda la rabbia non passa: «Purtroppo - ammette - viviamo in uno Stato dove la legge non garantisce le persone per bene. Questa è un'amara verità e lo stiamo vedendo. Chi ha compiuto un gesto così grave è già a casa, mentre i nostri agenti sono ancora alle prese con gli infortuni dovuti all'incidente e i nostri concittadini che hanno investito nella loro attività, per un mese, non potranno lavorare. Questo mi crea una grande rabbia dentro, ma la voglia di combattere da parte di tutti è grande. E ringrazio le forze dell'ordine e il prefetto perché c'è la determinazione a rendere, attraverso i controlli, la vita impossibile a coloro che vivono nel nostro territorio fregandosene di ogni legge e di ogni regola».
P. Cal. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino