Il premio Oscar Craig Barron a Pordenone «Dai silent film agli effetti speciali di Star Wars»

PORDENONE - Sono molte le personalità che in questi giorni frequentano le Giornate del cinema muto di Pordenone e fra queste abbiamo scoperto un mago degli effetti...

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PORDENONE - Sono molte le personalità che in questi giorni frequentano le Giornate del cinema muto di Pordenone e fra queste abbiamo scoperto un mago degli effetti speciali, il premio Oscar Craig Barron (Star Wars, Lo strano caso di Benjamin Button, I predatori dell'Arca perduta e molti altri). L'abbiamo incontrato ieri mattina nella hall dell'Albergo Moderno. Qui Craig ha ritrovato molti colleghi del mondo del cinema, fra i quali John Landis e la moglie Deborah Nadoolman (insieme a lui nella foto).


Qual è la ragione della sua presenza qui a Pordenone, alle Giornate del cinema muto?
«Sono qui solo in veste di grande appassionato. Sento parlare del Pordenone silent film festival da molti anni. Me ne parlava spesso il mio amico inglese Kevin Branlow, regista e famoso storico del cinema muto. Lui non è qui quest'anno, cosa che è troppo triste per me, ma avevo sentito del festival e quindi ci sono venuto e ora posso vivere questa esperienza per me stesso».


Quindi è la prima volta che viene qui e quindi cosa ha trovato che possa essere utile per il suo lavoro?
«Io penso che il miglior modo per andare avanti nel proprio lavoro sia capire le origini di quello che si costruisce e il cinema muto racconta storie attraverso le immagini, senza parole e quello che io faccio siccome lavoro sugli effetti visivi per un film è quello di comunicare idee attraverso la creazione di scenari che non esistono nella realtà, perlomeno in questo tempo e in questo luogo e quindi i film senza sonoro hanno una grande influenza, perché devono raccontare le storie visivamente ed è quello che sto studiando e che voglio trasferire nel mio lavoro e nelle mie creazioni visive in questo momento».


E può vedere anche i progressi che nel tempo sono stati fatti in questo genere di lavoro
«Sì, ci sono due aspetti della cinematografia che è necessario definire: la fotografia fotochimica nei film, nel caso che io usi la mia tecnica degli effetti speciali attraverso i dipinti su vetro, miniature, fotografia in bianco e nero o a colori e allo stesso tempo, ovviamente, utilizziamo videocamere digitali e analogiche che portiamo con noi sul set e che sono un insieme completamente di verso di strumenti, ma l'idea di raccontare storie è sempre la stessa».


Lei ha iniziato a lavorare con Star Wars, cosa è cambiato nel mondo degli effetti speciali da allora?
«Ho lavorato sul secondo episodio di Guerre Stellari (L'impero colpisce ancora, del 1980). L'era tradizionale era basata sulle creazioni artistiche e su quello che riuscivi a riprendere con la macchina fotografica e, in parte, su quello che si riusciva a creare con la realtà virtuale digitalmente al computer. Si trattava, quindi, di una realtà mimata, cercando di creare qualcosa che, io penso, facesse impazzire il pubblico, facendo credere che si stessero girando scene vere, che l'Impero esistesse veramente, una sorta di "relocation" la chiamiamo noi, mentre spesso si trattava di scene ricreate attraverso un processo creativo al computer».


Nel presente, diciamo in percentuale, quanto vengono utilizzate le tecniche digitali e quanto quelle tradizionali?
«Ok, vi dico la verità: se abbiamo la possibilità di utilizzare le tecniche tradizionali lo facciamo più che volentieri, perché è veramente divertente e appagante, ma nella maggior parte dei casi la creazione digitale ha sostituito le creazioni tradizionali. Per me comunque il computer è uno strumento che aiuta gli artisti a costruire quello che i registi desiderano mostrare al pubblico, le storie che vogliono raccontare».


Ultima domanda: su cosa sta lavorando in questo momento?


«Al momento sono in vacanza, ma l'"era digitale" ci offre in questo momento lìopportunità di raccontare storie differenti destinate a una panoramica di media differenti (schermi analogici e digitali, computer, smartphone, tablets, ecc., ndr), ed è a questo che attualmente stiamo lavorando tutti, e siamo solo agli albori, quindi ci sarà molto da scoprire nel prossimo futuro».

 

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Il Gazzettino