Può una «tempesta emotiva e passionale» giustificare una consistente riduzione di pena per l'autore di un femminicidio? Dipende: in un caso avvenuto a...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
SUL FONDALE
Peraltro si tratta di parole del tutto analoghe a quelle citate nel pronunciamento con cui la Cassazione ha invece respinto il ricorso del 60enne Franco Mossoni, condannato a 20 anni sia dal gup di Verona che dalla Corte d'assise d'appello per l'assassinio della 43enne Federica Giacomini, in arte Ginevra Hollander, le cui spoglie riposano a Vigonza, dove vive la sua famiglia. Secondo la sentenza ormai definitiva, l'ex attrice a luci rosse venne ammazzata intorno al 20 gennaio 2014, ma la data non è certa in quanto i suoi genitori ne denunciarono la scomparsa il 5 marzo e solo il 18 giugno il suo corpo venne rinvenuto sul fondale del lago di Garda. Il cadavere, che presentava il cranio fracassato da numerosi colpi, fu ritrovato all'interno di una specie di bara, che Mossoni aveva inabissato dopo aver preso a noleggio una barca fingendosi un biologo interessato ad effettuare alcuni esperimenti scientifici, mediante una presunta sonda contenuta proprio in quella cassa. «Il delitto ricorda la Suprema Corte era stato causato dalla decisione della donna di lasciare l'imputato, con il quale conviveva da circa nove anni, determinazione che avrebbe fatto perdere al Mossoni ogni legame affettivo e la possibilità del mantenimento economico». Agli ermellini, la difesa aveva chiesto di riconsiderare la gravità del reato, sottolineando che «il perito inizialmente nominato aveva ritenuto che il fatto fosse frutto d'un agito mosso da una tempesta emotivo-passionale». Ma la Cassazione ha reputato corretta la valutazione operata dai giudici dei primi due gradi, secondo cui il femminicidio è legato «ad un contesto d'azione caratterizzato da lucidità, adeguatezza e consequenzialità e non all'impulso orientato e stimolato dal puro impeto incontrollabile». Si legge ancora nelle motivazioni: «Anche i riferimenti al concetto di tempesta emotiva non valgono a incrinare il ragionamento svolto e la decisione assunta», quella cioè di inquadrare il delitto come effetto di un dolo di proposito e non di un dolo d'impeto, dunque riconducibile «a un piano studiato e non ad una iniziativa estemporanea frutto di una psiche solo malata».
LE POLEMICHEInevitabili le polemiche politiche. Un'indignazione trasversale, che va dalla ministra salviniana Giulia Bongiorno («Non ho nessuna nostalgia del delitto d'onore») all'assessore emiliana dem Emma Petitti («La gelosia non può essere una attenuante»), passando per la senatrice azzurra Licia Ronzulli («Come fanno le donne a fidarsi delle istituzioni?»). Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino