Ottant'anni e non sentirli, Gigetto brinda al nuovo traguardo: «Dal ristorante alla famiglia, rifarei tutto»

Gigetto
MIANE - Ieri, 14 dicembre, Luigi Bortolini, per tutti Gigetto, ha festeggiato 80 anni, di cui 60 trascorsi nel ristorante di famiglia. Quell'Albergo con stallo alla...

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MIANE - Ieri, 14 dicembre, Luigi Bortolini, per tutti Gigetto, ha festeggiato 80 anni, di cui 60 trascorsi nel ristorante di famiglia. Quell'Albergo con stallo alla stella, che prima era della nonna Gioconda, poi di mamma Anna, e diventato da Gigetto, rinomato ristorante di Miane. «Sono già 80 - afferma - non mi sembra proprio; una vita trascorsa a lavorare tra le mura del ristorante e prima, da ragazzo, per imparare il mestiere di cuoco, in altri locali della zona. Da quando avevo 14 anni: da Lino a Solighetto, da Mosè a Fadalto, a Tarzo, a Jesolo e poi Bardolino, in altre città e in Costa Azzurra. E oggi eccomi qui, alla quarta generazione nel ristorante di famiglia, portato avanti dai figli Monica e Marco, ma sempre con l'aiuto di mia moglie Elda».

I RICORDI
Lo chef torna indietro nel tempo con la memoria: «Erano tempi che in locanda si fermavano tanti viandanti, con i cavalli, turisti e gente che soggiornava per le arie della collina. Poi nel 1966, dopo aver ristrutturato la cucina, mi rimboccai le maniche e iniziai tra i fornelli. Ricordo come fosse ieri la prima cena per un gruppo, lo Sci club Miane, quindi i matrimoni». Tanto, tanto lavoro: «A volte manco mi rendevo conto se fuori c'era il sole o la pioggia. Ero rinchiuso in cucina, senza contare le ore di lavoro». Nel 1970 il matrimonio con Elda Ghizzo, sempre a suo fianco e immagine del ristorante anche se non vuole mai apparire. «Le nostre ferie o vacanze non erano al mare o in montagna, ma frequentare e lavorare in cucine di rinomati ristoranti in Italia e all'estero, soprattutto a Lione e a Cannes, per imparare e capire l'evoluzione della cucina e raccogliere nuove idee da portare a casa». Gigetto sfoglia l'album dei ricordi. «Tante soddisfazioni come entrare in tutte le guide specializzate e per otto anni anche la stella Michelin. E personaggi del mondo dello spettacolo, dello sport, della cultura, transitati ma soprattutto ritornati. Ricordo Mastroianni, Pavarotti, Gino Paoli, Pippo Baudo, Nilla Pizzi, Lino Toffolo, Gaber, Fausto Leali, Anna Mazzamauro, Tony Dallara, Cocciante, Gaber, Beppe Grillo, Alberto Tomba, Trapattoni, Franco Causio, Romeo Benetti, Enzo Bearzot, Giorgio Lago, Niki Lauda, Borg, Francesco Moser e tanti altri».

I PIATTI FORTI


Tanti commensali e tanti piatti e Gigetto, nel rivisitarli, non dimentica quelli della tradizione. «Ci sono piatti che non posso dimenticare, come la sopa coada, piatto conosciuto da ragazzo e modificato. Erano i tempi dei pasticci e cannelloni, i risotti, la faraona, l'oca, l'anatra, il cotechino, i brasati, lo spiedo, la selvaggina, funghi e radicchio. Un altro vanto è aver fatto parte dall'inizio, cioè 44 anni, della rassegna Cocofungo, poiché è stata una crescita continua nel proporre nuove idee in cucina attorno ai funghi. Piatti, conclude, che oggi sono rivisitati da Marco, che propone una cucina più leggera e tante nuove proposte grazie a continue ricerche ed esperienze acquisite». Nel 1999 c'è stata la ristrutturazione del brolo, dall'altra parte della strada, per ospitare i banchetti, i matrimoni e in estate eventi in giardino. E la cantina con 1800 etichette: «Grazie alla bravura di mia figlia Monica. Quando io ho iniziato si parlava di vino bianco e rosso». Tante soddisfazioni ma anche momenti difficili. «Come il periodo dell'austerity, quando alla domenica non circolavano le auto. E il Covid: non mi era mai successo avere il ristorante chiuso per due natali e, cosa strana, trascorrere la festività in famiglia». Col senno di poi, Gigetto rifarebbe questo mestiere? «Certamente: fin da ragazzo ero stato indirizzato a questo lavoro, che ho voluto fare migliorando sempre. Oggi con orgoglio posso dire di aver seminato bene con i miei figli, bravi e preparati».
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Il Gazzettino