Giflor (tappi di plastica) investe sul futuro: nuovo sito e acquisizione in vista per i 50 anni

Giflor, il vertice dell'azienda
GRUMOLO DELLE ABBADESSE - Tappi su misura per contenitori dell'industria cosmetica, parafarmaceutica e alimentare con alto tasso di tecnologia e l'occhio puntato da anni...

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GRUMOLO DELLE ABBADESSE - Tappi su misura per contenitori dell'industria cosmetica, parafarmaceutica e alimentare con alto tasso di tecnologia e l'occhio puntato da anni sull'utilizzo di plastica riciclata con tanto di brevetti. E un'acquisizione in vista tra un mese che potrebbe aprire nuove strade di diversificazione. Questo e molto altro è la Giflor, azienda da 16,2 milioni di fatturato (+ 12,5%) e oltre un milione di utile netto nel 2022 di Grumolo delle Abbadesse (Vicenza) fondata nel 1973 da Giuseppe Fracasso - «Un genio», per i suoi collaboratori - e oggi porta avanti dai figli Fabio e Mattia con un dogma: «Produrre sempre in Italia e con l'attenzione "sartoriale" alla qualità», tanto che più di qualcuno l'ha paragonata all'Armani o alla Ferrari delle chiusure in plastica stampate ad iniezione.

«Il nostro obiettivo è di arrivare entro 4 anni a 25 milioni di fatturato rafforzando la nostra presenza a livello nazionale e internazionale, che già vale il 70% della nostra produzione - spiega Fabio Fracasso - e in questo contesto c'è anche in cantiere tra un mese un'acquisizione che potrebbe aprirci a nuovi mercati». Non si entra nel dettaglio per doveri di riservatezza. Nel frattempo si vuole potenziare la capacità produttiva e sono previsti altri investimenti: «Abbiamo già acquisito un nuovo terreno per un nuovo magazzino, una linea di assemblaggio o di produzione - sottolinea Mattia Fracasso - la nuova struttura dovrebbe diventare operativa nel 2025. Già da quest'anno invece abbiamo intenzione di comprare 4 nuovi macchinari». Qui la plastica deve essere lavorata in ambienti sterili, deve resistere a pressioni e colpi, l'attenzione per difetti e scarti è maniacale, come la flessibilità.

«Quando sono entrata nel 1981 l'azienda lavorava per conto terzi, poi ci siamo strutturati lanciando il nostro marchio Giflor - spiega l'Ad Nadia Capovilla - abbiamo investito in tecnologia e ricerca per produrre su misura secondo le richieste della clientela, utilizzando tra i primi in Italia la plastica riciclata. Nel 2020 con il Covid e le difficoltà di approvvigionamento il boom che ci ha portato a produrre oltre 400 milioni di tappi in un anno, oggi siamo a 240 milioni». E a pensare in grande: «Oggi in 3-4 settimane possiamo riuscire ad assolvere anche un ordine improvviso». Altre "invenzioni" di Giflor sono i tappi particolari per i prodotti spediti dall'ecommerce e quelli "smilzi", più piccoli e quindi che utilizzano meno plastica (riciclabile). «Uno dei nostri 5-6 brevetti industriali, altri 15 sono sul design - dice il manager Marco Borsato -. È ancora poco richiesta dai clienti ma che sta facendo breccia sul mercato americano». Oggi lavorano per Giflor una sessantina di addetti. Sarà in primo luogo con loro e con il territorio che si vuole festeggiare i primi 50 anni di attività.
 

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Il Gazzettino