Galan scrive al Gazzettino: «Il mio tesoro non esiste, è ora di riscrivere la storia del Mose». La risposta del direttore: «Ci sono domande che attendono chiarimenti, forse lei può darle»

Galan scrive al Gazzettino: «Il mio tesoro non esiste, è ora di riscrivere la storia del Mose». La risposta del direttore: «Ci sono domande che attendono chiarimenti, forse lei può darle»
Illustre direttore, nei giorni scorsi nel quotidiano da lei diretto è stata pubblicata una interessante notizia relativa all'assoluzione dei "commercialisti di...

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Illustre direttore,
nei giorni scorsi nel quotidiano da lei diretto è stata pubblicata una interessante notizia relativa all'assoluzione dei "commercialisti di Galan" e l'annuncio "fine della caccia al tesoro di Galan". Che strano, dopo dieci e più anni di vane ricerche! Vuoi vedere che il tesoro non esiste o che se l'è intascato qualcun altro? I colpevolisti diranno: ma quale assoluzione, questa riguarda le parti fiscali legate al ruolo dei commercialisti, non le tangenti (presunte) per le quali è arrivata la prescrizione! Ma, allora, come mai la Pm aveva chiesto l''assoluzione anche per quella? Strano no? Direttore, io credo che dopo più di un decennio di proclami, condanne a priori, esecrazioni, vite rovinate non solo professionalmente o politicamente, famiglie distrutte sia giunta l'ora di riscrivere la storia del Mose. C'è qualche giornalista vero che ha voglia di farlo? Io lo sto già facendo. La saluto cordialmente.


Giancarlo Galan


Caro Galan,


sul Mose sono state dette e scritte tante sciocchezze e falsità. Ma se riscriverne la storia, come lei auspica, significa cercare di negare o minimizzare l'esistenza delle numerose tangenti versate all'ombra dei cantieri delle dighe mobili veneziane e dimostrare che fossero "presunte", credo sia un esercizio non solo discutibile ma anche di scarsa o nessuna utilità. Perché destinato a scontrarsi fragorosamente e ineluttabilmente contro l'evidenza dei fatti, contro ciò che le inchieste giudiziarie hanno fatto emergere e numerose sentenze hanno poi certificato in modo definitivo. Se invece "riscrivere" la storia delle dighe mobili di Venezia significa provare a dare risposte alle non poche domande rimaste finora senza risposta sui molti rapporti che si intrecciarono intorno a questa grande opera e sul destino finale di una parte non piccola dei fondi stanziati per la costruzione del Mose ma finiti poi altrove, allora il discorso è diverso. Perché non ci sono dubbi che alcune pagine di questa lunga e intricata storia di ingegneria e politica, di miliardi e inchieste giudiziarie, attendono ancora, a dieci anni di distanza, di essere scritte e completate. E lei forse, per il ruolo che aveva e che ha avuto in questa vicenda, è tra coloro che potrebbe dare un importante contributo a farlo, portando elementi concreti o rivelando aspetti, ruoli e dettagli finora mai emersi. Magari partendo proprio da quel tesoro ("presunto" anche questo?) e da chi secondo lei potrebbe esserselo intascato. Se intende farlo noi, da giornalisti, siamo qui. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino