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VENEZIA - Può farlo - perché lo ha stabilito la Corte di Cassazione - e quindi lo farà.
Giovedì 14 ottobre, ore 9.30, aula della Corte dei Conti: queste la data e il luogo nel quale la procura contabile del Veneto chiama a comparire l'ex presidente della Regione, Giancarlo Galan; il suo commercialista, Paolo Venuti; la società Pvp (ora Piscopia 10 Srl); la Mantovani costruzioni e Adria infrastrutture per giocarsi - prima in Italia - la carta della simulazione relativa e della revocatoria di una serie di compravendite che hanno avuto come unico risultato quello di far accrescere di circa 105 mila euro il patrimonio del fu Doge Galan. Soldi che, se passasse l'impianto della procura della Corte dei Conti, andrebbero ad allungare l'elenco dei risarcimenti allo Stato per il giro milionario di tangenti servito ad oliare la costruzione (non ancora terminata) del Mose, le dighe mobile destinate a salvare Venezia e la sua laguna dalle maree più violente.
ATTI SIMULATI
Stando all'architettura disegnata dal vice procuratore generale della Corte dei Conti del Veneto, Alberto Mingarelli, la Pvp avrebbe acquistato il 7% delle quote di Adria Infrastrutture, società di Claudia Minutillo, ex segretaria di Galan, tra le indagate nella retata del luglio 2014 e poi diventata collaboratrice della procura. Ma di quel 7%, il 30% (cioè le quote di Venuti in Pvp) era in realtà dello stesso Galan.
La simulazione, secondo l'accusa, era stata applicata quando la Pvp aveva ceduto lo 0,81% di Adria Infrastrutture alla Mantovani riconoscendo che il venditore per il 30% delle quote (cioè quelle di Venuti) era in realtà l'ex Doge.
IL RIMPALLO
L'udienza in programma giovedì arriva a quattro anni dalla richiesta fatta dalla procura contabile di poter dichiarare la simulazione relativa di una compravendita, invocando così la revocatoria degli atti. A bloccare l'iter era stata una lotta a carte bollate su di chi fosse la competenza in materia. Secondo le difese della Mantovani e del commercialista Venuti, infatti, sarebbe toccato al tribunale Civile interessarsi del caso e alla Regione Veneto (non alla Corte dei Conti) chiedere il risarcimento all'ex presidente in caso di condanna risarcitoria. Tesi che hanno fatto sì che il tema da Venezia venisse mandato a Roma per essere rimesso nelle mani della Corte di Cassazione.
La matassa è stata quindi sbrogliata dai supremi giudici che in una sentenza pubblicata nel giugno 2020 hanno sancito - lapidari - come spetti alla Corte dei Conti regionale giudicare su questo tipo di controversie. E così, con la sentenza degli Ermellini a fare da fondamento, è arrivata la citazione a giudizio.
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Il Gazzettino