QUERO VAS/TREVISO - Il colpo inferto è stato forte, la ferita alla testa profonda. Ma il 63enne se la caverà. L'uomo che, secondo il racconto della...
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LE INDAGINI
Non è tutto come sembra. Il sostituto procuratore Paolo Fietta, titolare dell'inchiesta aperta sul caso, ha dato mandato ai carabinieri di Montebelluna di valutare diverse piste. Il quadro, dal punto di vista giudiziario, è in evoluzione. Mancano ancora tasselli importanti per arrivare alla verità, ma c'è già un punto fermo, o quasi: il coinvolgimento di terze persone. L'ipotesi paventata inizialmente pare definitivamente caduta. È una questione che riguarda solo il 63enne e il 20enne. Allo stato non c'è un movente certo, solo supposizioni. Maggiori dettagli potrebbero arrivare dall'analisi dei cellulari e dei tabulati telefonici dei due protagonisti: entrambi sono a disposizione degli inquirenti. Così come dalle relazioni del pronto soccorso. La Procura le ha acquisite per capire cosa possa essere accaduto all'interno dei quell'appartamento. Dalla loro lettura potrebbe dipendere non solo la qualificazione dei reati da contestare, e a chi, ma pure la veridicità delle versioni che verranno rese al magistrato. Un elemento fondamentale per ricostruire l'accaduto saranno le parole del 63enne: quando si riprenderà, verrà infatti sottoposto a interrogatorio. E in quel momento si potrà avere il polso di questo giallo che, col passare dei giorni, sembra infittirsi. Di certo c'è che tutti e due sono stati iscritti nel registro degli indagati. Tentato omicidio e lesioni gravi le ipotesi, a cui potrebbe aggiungersi anche sequestro di persona e la tentata violenza sessuale.
IL RACCONTO
Mercoledì scorso il ragazzo, residente a Quero, era uscito di casa al mattino presto ed era andato a trovare il 63enne a Cornuda. Non è chiaro quale fosse il motivo della visita, ma il giovane conosceva quell'amico di famiglia da diverso tempo. Lui e i suoi genitori lo avevano aiutato durante un periodo difficile, e il 20enne, stando a quanto emerso, aveva anche respinto un suo approccio. «Tempo fa mi aveva detto che era omosessuale - ha raccontato ai genitori -, mi aveva fatto delle avances ma lo avevo respinto». Nella stessa giornata, forse costretto dal sessantenne, ha inviato un sms ai genitori in cui diceva di essere andato al mare con un'amica, e che sarebbe tornato il giorno successivo. All'una della stessa sera ha avuto un contatto via WhatsApp con un amico, poi più nulla, neanche giovedì. Non rispondeva più al telefono. «Mercoledì mattina sono passato da lui per vedere come stava, ho fatto un sonnellino e lui ne ha approfittato per legarmi polsi e caviglie e spogliarmi. Mi ha lasciato senza cibo né acqua legato a una sedia ha raccontato il giorno successivo, venerdì, quando i vigili del fuoco lo hanno trovato nudo e sotto choc nell'appartamento di via Manzoni . Mercoledì sera mi ha obbligato a scrivere ai miei genitori che ero a Jesolo e che sarei rimasto a dormire fuori, poi lo ha rifatto il giorno dopo. Mi voleva violentare. Mi diceva che se avessi provato a chiedere aiuto mi avrebbe bruciato vivo».
L'uomo, dopo la violenza o il tentativo di violenza, avrebbe insomma legato il giovane per impedirgli di scappare. E a quel punto la situazione sarebbe ulteriormente degenerata.
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Il Gazzettino