«Giacomo non si sarebbe mai ucciso, troppe cose non tornano»

Giacomo Sartori e la sua auto
BORGO VALBELLUNA - «Sono troppe le cose che non tornano: Giacomo non si sarebbe mai ucciso, era un ragazzo equilibrato, responsabile». Sono le parole di Lorenzo...

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BORGO VALBELLUNA - «Sono troppe le cose che non tornano: Giacomo non si sarebbe mai ucciso, era un ragazzo equilibrato, responsabile». Sono le parole di Lorenzo Battaglini, presidente e ceo del Centro software srl, azienda per la quale Giacomo Sartori, il 29enne trovato morto ieri, lavorava da tempo. Il giovane tecnico informatico bellunese, emigrato da Mel, comune di Borgo Valbelluna, a Milano, era alla filiale di Assago.

Furto del pc: era la seconda volta


Venerdì sera quando va in una Vineria, a Porta Venezia, con alcuni amici si porta dentro lo zaino con il pc aziendale e quello personale. «Si era comportato seguendo la policy aziendale - spiega il datore di lavoro - che dopo vari furti subiti ha consigliato ai dipendenti di non lasciare i computer nell'auto. Un po' di tempo fa anche Giacomo aveva subito un primo furto del pc aziendale. E forse si era dotato di qualche sistema di tracciamento che aveva installato magari sul cellulare aziendale che era nello zainetto che gli era stato rubato». È questa l'ipotesi dei colleghi.

 

Tracking del pc

«Noi abbiamo la convinzione - prosegue Battaglini -, certo siamo nel campo delle opinioni personali, ma riteniamo che lui dopo il primo furto abbia attivato il tracking. Dai filmati delle telecamere si vede che ha girato più volte per le vie di questo paese, che tra l'altro non conosceva e non aveva mai frequentato a detta del fratello. Un girovagare che dà l'impressione che stesse cercando qualcosa».


Giacomo Sartori, dubbi sul suicidio

E poi precisa: «Non lo so, forse anche noi siamo troppo scossi e facciamo queste ipotesi. Ma il fatto che anche i carabinieri abbiano dei dubbi, fa pensare che la cosa non sia così lineare. E poi all'improvviso un punto di aperta campagna come Cascina Caiella di Casorate Primo, a 30 chilometri da Milano, diventa il centro del mondo. Una zona tranquilla in cui in questi giorni di ricerche è stata derubata persino la troupe della Rai». Ignoti hanno spaccato il finestrino della vettura della televisione pubblica, arrivata il giorno del ritrovamento della vettura, mercoledì, e hanno sottratto le telecamere e lo zaino. Solo un caso? Intanto la Volkswagen aziendale di Giacomo è stata dissequestrata. «Abbiamo in mano già il verbale e possiamo andare a prendere nell'autorimessa dove è custodita», dice Battaglini.

Quelle carte di credito di una donna

Le uniche cose ritrovate dopo quel furto sono il portafoglio del ragazzo con all'interno il suo bancomat e la carta di credito aziendale: era a pochi metri dal locale dove è stato derubato. «Nel portafoglio - spiega il datore di lavoro - il ladro si era preso la briga di mettere anche la sim che aveva estratto dal cellulare aziendale. E sono state ritrovate anche le carte di credito di una donna, forse un'altra vittima del raid».


Il mistero più grande

«Come è possibile - conclude il datore di lavoro - che una persona sia rimasta appesa ad un albero per 6 giorni con i droni, cani e cavalli sul territorio battuto palmo a palmo e stamattina magicamente è comparso? È tutto molto strano. A pochi metri i contadini stavano potando gli alberi».

 

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Il Gazzettino