Giacomo, 25 anni, trovato morto in casa: il giallo dell'eroina killer

Giacomo, 25 anni, trovato morto in casa: il giallo dell'eroina killer
 «Aiuto, venite alla stazione di Mestre. Un uomo armato mi ha rapinato». Così, nella notte tra mercoledì e giovedì, Giacomo Davanzo si...

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 «Aiuto, venite alla stazione di Mestre. Un uomo armato mi ha rapinato». Così, nella notte tra mercoledì e giovedì, Giacomo Davanzo si rivolge con voce trafelata alla polizia. «Mi sono visto puntare addosso un coltello e sono stato derubato di 100 euro, ma non posso aspettare. Devo prendere l'ultimo treno e tornare a casa». Due giorni dopo, venerdì sera, è un suo coinquilino padovano a chiamare col cuore in gola: «Sono appena rientrato e ho trovato Giacomo che non risponde, non so cosa sia successo».

Giacomo Davanzo, 25enne di San Donà di Piave, universitario al Bo, è morto l'altro ieri nell'appartamento padovano che condivideva con altri due ragazzi  in un condominio in via Raggio di Sole. Nella sua camera da letto gli agenti hanno recuperato una sospetta dose di droga, probabilmente eroina, ma anche una lunga serie di medicinali. Immediatamente ha preso corpo l'ipotesi dell'overdose, ma chi conosceva bene il ragazzo racconta dei suoi profondi tormenti interiori: non può essere esclusa la pista del gesto estremo. Sarà l'autopsia a fare chiarezza.

A lanciare l'allarme, alle 20.20 di venerdì, è un altro studente universitario di Padova. Nella palazzina alle porte del centro, zona Chiesanuova, arrivano in pochi minuti una Volante della polizia e un'ambulanza del Suem. Il corpo di Giacomo è riverso, senza vita, e all'altezza del piede risulta evidente una puntura. In quella stessa stanza ci sono una siringa, un cucchiaino e una sostanza che sarà analizzata nelle prossime ore. Gli agenti trovano anche un limone, una bottiglia di Coca Cola e, soprattutto, diverse confezioni di psicofarmaci. L'amico è sconvolto, i vicini di casa anche. Vedono i lampeggianti, si affacciano sul pianerottolo e, quando capiscono, rabbrividiscono. I familiari vengono informati e in nottata la notizia si diffonde rapidamente sia a San Donà, dove Giacomo tornava quasi ogni fine settimana, sia a Padova, dove il giovane aveva studiato Archeologia per poi chiedere il trasferimento a Scienze Politiche. Gli accertamenti sul suo corpo serviranno a comprendere l'esatta causa della morte, ma le indagini della polizia sono mirate anche a comprendere la provenienza di quella sostanza. Alle forze dell'ordine non risulta che il venticinquenne avesse precedenti legati al mondo degli stupefacenti.
LA TELEFONATA
Il suo nome, però, era noto da poche ore agli uomini della questura di Venezia. A mezzanotte e mezza tra mercoledì e giovedì, infatti, Davanzo ha chiamato la polizia spiegando di esser stato rapinato a Mestre vicino ai giardini pubblici all'angolo tra piazzale Bainsizza e via Montello. Siamo a due passi dalla stazione, in una zona caratterizzata da degrado e costante attività di spaccio, finita sotto i riflettori anche per una ventina di morti ritenute conseguenza di overdose da eroina gialla. «Un nordafricano, alto circa un metro e ottanta, mi ha affrontato tenendo un coltello in pugno. Mi ha portato via i cento euro che avevo con me, poi è scappato» ha raccontato il giovane agli agenti di polizia, senza aspettare l'arrivo della Volante. Il motivo? «Devo prendere il treno per tornare a casa».
LE REAZIONI

Il giorno dopo la tragedia di Padova, i vicini fissano la porta dell'appartamento con gli occhi ancora sconvolti. «Qui c'è sempre stato un viavai di studenti - raccontano in coro -. L'anno scorso c'erano tre ragazze, ora dei ragazzi. Bravi giovani, che non hanno mai creato disturbo. Nessuna festa rumorosa, niente di niente». Restano, nella giornata del lutto e dell'incredulità, le centinaia di foto pubblicate da Giacomo sui suoi attivissimi profili Facebook e Instagram. Tra un selfie in treno e un piatto di sushi, tra una pizza in compagnia coi compagni del liceo e un abbraccio collettivo coi colleghi del Mc Donald's, non mancano le sue dure prese di posizioni contro l'omofobia. Una battaglia, quella a favore dei diritti degli omosessuali, che Giacomo aveva scelto di affrontare pubblicamente. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino