Ferro vecchio raccolto per la Croce Rossa? Era una truffa, 6 a giudizio

Beni dismessi da cui si recupera materiale ferroso
UDINE e GORIZIA - Corruzione, turbativa d’asta e truffa aggravata ai danni dello Stato i reati accertati al termine di un'indagine coordinata dal procuratore...

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UDINE e GORIZIA - Corruzione, turbativa d’asta e truffa aggravata ai danni dello Stato i reati accertati al termine di un'indagine coordinata dal procuratore aggiunto della Procura di Udine, Raffaele Tito, nei confronti di un dirigente della Direzione regionale dell’agenzia del Demanio di Udine, che è già stato licenziato, e di 6 imprenditori: 4 italiani e 2 fratelli romeni.

 
L’indagine era stata avviata dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Gorizia che aveva rilevato l’esistenza di rapporti irregolari tra il dirigente e una società che opera nel settore del recupero di materiale ferroso convenzionata con la Croce Rossa Italiana per il recupero di materiali dismessi dalle amministrazioni pubbliche; c'era una vera e propria corsia preferenziale che il dirigente aveva riservato a pochi imprenditori saldamente legati tra loro che riuscivano sempre ad aggiudicarsi le varie gare indette per l’alienazione di materiale metallico dismesso da varie amministrazioni dello Stato. 
 
Gare pilotate 
Il dirigente aveva pilotato le varie gare che aveva lui stesso indetto e seguito in ogni loro aspetto. Erano emerse ben 9 gare d’appalto truccate, per oltre 700.000 euro, e 5 affidamenti diretti indebiti, per oltre 130.000 euro.

Patteggiamento e 6 rinvii a giudizio
L'11 gennaio scorso, davanti al gup di Udine, l’ex dirigente ha patteggiato un anno e 11 mesi di reclusione, pena sospesa. Il giudice ha disposto a suo carico la confisca denaro e beni per 24.000 euro e ha rinviato a giudizio i 6 imprenditori.
 
Le cessioni a titolo gratuito  

Le indagini hanno messo in luce la cessione “a titolo gratuito”, a soggetti economici privati, senza una gara pubblica, di un magazzino di 7.200 mq e di 10 serbatoi industriali, dal volume di oltre 15.000 mc, che si trovano nel porto di Trieste. La successiva vendita di circa 1.000 tonnellate di ferro e acciaio ricavate dalla demolizione di questi immobili, apparentemente alienati a favore della Croce Rossa Italiana, ha generato ricavi per i soli imprenditori coinvolti. L'operazione ha causato un mancato introito nelle casse dello Stato di 150mila euro. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino