Gattino salvato dopo una notte passata in cima a un palo in mezzo alla laguna

ATTO DA CONDANNARE Il micio è stato forse lanciato in acqua da una barca che se lo era ritrovato a bordo
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PORTO TOLLE-  Anno Domini 2021, Pila, frazione di Porto Tolle. Lì, un bel micio bianco e nero è stato tratto in salvo da un giovane pescatore che ha “messo una pezza” ad un’atrocità compiuta da un altro essere umano, molto probabilmente un suo collega. A raccontare la storia è Gabriella Gibin, presidente della Commissione tutela diritti degli animali della Provincia di Rovigo: «Il palo su cui si trovava il gatto è alto circa 4 metri e si trova al centro di un canale che dal porto di Pila sbocca nel mare per il transito delle barche e dei pescherecci».


CANALE DI BARBAMARCO
Il canale è quello del Barbamarco, solitamente noto alle cronache per i suoi problemi di interramento che impediscono l’uscita in sicurezza dei pescatori, che questa volta è stato il teatro di questo fatto increscioso. La distanza dalla riva è di circa 500 metri, la profondità dell’acqua varia da un metro e mezzo a due metri, Gibin avanza due ipotesi su come possano essere andati i fatti: «O il gatto, verosimilmente, ha deciso di tuffarsi e nuotare. O qualcuno si è accorto di avere il gatto dentro la barca, invece di tenerlo in sicurezza fino al termine del lavoro, lo ha lanciato in acqua». Dalle voci che circolano nell’estremo Delta sembrerebbe essere molto più probabile la seconda, anche se non è dato sapere chi sia il colpevole materiale.


SALVATAGGIO
A salvare il gatto, dopo una notte passata all’addiaccio sul palo dove era riuscito a mettersi al sicuro, è stato un giovane pescatore che è passato di lì il mattino successivo: «A lui, che ha salvato il povero micio, va tutta la nostra gratitudine – sottolinea la presidente -. Tra l’altro il recupero non è stato così semplice poiché era terrorizzato».
Questo caso riporta comunque l’attenzione sulla necessità di inasprire le pene per chi compie certi gesti. «Una legge esiste la 189 del 2004, ma purtroppo è inadeguata – evidenzia Gibin -. Perché se anche la gente venisse colta sul fatto non farebbe mai un giorno neanche di arresti domiciliari. Per questo stiamo lottando da anni per portare in Parlamento una revisione di questa norma, nel frattempo cerchiamo di sensibilizzare il più possibile perché è inaccettabile. Solo ieri sera ho ricevuto quattro segnalazioni di maltrattamenti sugli animali nella nostra provincia. Quindi non è un caso isolato, che sarebbe comunque da condannare, ma qualcosa che accade quotidianamente e sui cui bisogna intervenire».
 

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Il Gazzettino