Venezia. Gasparo Gozzi, "l'editore" dei primi giornali veneti

Gasparo Gozzi nell'illustrazione di Matteo Bergamelli
VENEZIA - Quanto il nome del fratello Carlo evoca un certo tipo di teatro settecentesco, tanto il suo ricorda la letteratura di quel secolo e le prime esperienze di giornalismo in...

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VENEZIA - Quanto il nome del fratello Carlo evoca un certo tipo di teatro settecentesco, tanto il suo ricorda la letteratura di quel secolo e le prime esperienze di giornalismo in Italia: Gasparo Gozzi fu il primogenito degli undici figli del conte Iacopo Antonio Gozzi e della nobildonna Angela Tiepolo, ma fu il solo (assieme al secondogenito Francesco) al quale la famiglia riuscì ad assicurare degli studi regolari, prima che un tracollo economico ne dissestasse per sempre il patrimonio.

La storia

Gasparo Gozzi nacque il 4 dicembre 1713 al civico 2939 del sestiere di San Polo: era la casa di famiglia, che aveva origini bergamasche e nel Cinquecento si era trasferita a Venezia acquistando immobili in città e poderi nell'entroterra (fino a Visinale di Pasiano di Pordenone, dove aveva una villa). Fino a 19 anni, nel 1732, studiò a Murano nel collegio dei padri Somaschi dai quali ricevette una solida cultura umanistica, ma l'improvvisa difficoltà economica familiare lo spinse molto presto a mantenersi col suo lavoro di letterato realizzando traduzioni di grandi umoristi antichi e moderni. Nondimeno proseguì la sua formazione seguendo dei corsi di giurisprudenza e matematica. Entrò molto presto in alcuni circoli letterari e poetici dove fu esortato a cimentarsi nella scrittura: tra le persone che maggiormente lo indirizzarono verso la lirica petraschesca, nonché curatrice delle sue prime opere, vi fu la poetessa Luisa Bergalli.

Con la quale nacque un sodalizio sentimentale - contrastato dai Gozzi per l'età di lei (di dieci anni più anziana), ma soprattutto per la sua estrazione borghese. Gasparo Gozzi non si fece intimorire: il matrimonio ebbe luogo nel 1738; Gozzi e la Bergalli ebbero cinque figliI primi tempi non furono facili: le condizioni economiche disagiate spinsero la coppia a vivere nella villa di Pasiano, dove si mantennero con traduzioni, curatele e altre attività letterarie.

Gasparo Gozzi tornò con la famiglia a Venezia nel 1742 per seguire meglio la sua scrittura teatrale e tenere a battesimo "Elettra", la sua prima tragedia. Nel 1747, con il fratello Carlo, fondò l'Accademia dei Granelleschi, nel tentativo di dare vita a un repertorio teatrale moderno che escludesse l'uso delle maschere. Contemporaneamente prese in gestione con la Bergalli il Teatro Sant'Angelo, impresa destinata a fallire l'anno successivo. Anche la tentata riforma teatrale incontrò scarsa approvazione, sebbene i soci dell'Accademia si situassero al centro di un movimento critico cittadino (anche verso Goldoni, che invece Gasparo Gozzi apprezzava); il suo apporto fu soprattutto letterario: indirizzò gli interessi dei Granelleschi verso un culto classicheggiante della purezza della lingua, rifacendosi a Petrarca e soprattutto a Dante.

Nel 1750 - tra tanti lavori in anonimato - uscì la sua prima opera letteraria originale, il primo volume di "Lettere diverse" (seguito da un secondo tomo nel 1752), dove Gozzi iniziò a manifestare quelle doti di umorista e moralista leggero e penetrante che iniziarono a condurlo verso una analisi della realtà circostante e la pratica nascente del giornalismo: Gasparo Gozzi fu infatti il primo in Italia a dare la forma e l'aspetto del moderno giornale alla letteratura periodica, con la "Gazzetta Veneta", il "Mondo Morale" e "L'osservatore Veneto". La "Gazzetta", incominciata a pubblicare il 6 febbraio 1760, usciva due volte la settimana. Sulla testata del giornale appariva, sotto il motto Ipse Alimento Sibi (che dà alimento a se stesso), un orsacchiotto nell'atto di succhiarsi la zampa destra, tenendo l'altra posata sul tronco d'un albero, volendo così significare che la "Gazzetta" si nutriva di notizie proprie e non cercava altrove.

Gli uffici erano a San Polo, in calle de Ca' Bernardo, "porta sola con campanello", e da principio fu venduta in alcune librerie e nei caffè, tra i quali il Florian. Nella Gazzetta confluivano fatti di cronaca, narrati con vivacità, oltre a recensioni di libri e spettacoli. Assieme all'esperienza giornalistica, Gozzi mantenne sempre la sua attività di letterato, traduttore e critico. Morì a Padova il 26 dicembre 1786.
 

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Il Gazzettino