Venezia. Appalto sui bolli pilotato, l'ex dirigente ha danneggiato l'immagine del Veneto: dovrà risarcire di 70 mila euro

Per i giudici il bando di gara era stato “costruito su misura”

Lucio Fadelli
VENEZIA - Pilotò una gara per la riscossione dei bolli auto, ora l’ex dirigente della Ragioneria e Tributi della Regione Lucio Fadelli dovrà pagare al suo ex...

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VENEZIA - Pilotò una gara per la riscossione dei bolli auto, ora l’ex dirigente della Ragioneria e Tributi della Regione Lucio Fadelli dovrà pagare al suo ex ufficio un risarcimento di 70mila euro per danno d’immagine. La sentenza della Corte dei Conti chiude, quindi, una vicenda giudiziaria durata undici anni, a distanza di sette anni dal patteggiamento a otto mesi con cui l’ex dirigente aveva chiuso la partita penale per il reato di turbativa d’asta. Fadelli, 69 anni, nel 2012 era finito in carcere con l’accusa di aver favorito la società torinese Gec, la stessa che aveva vinto la gara anche per il Piemonte e la Campania. A causa dell’inchiesta penale, inizialmente avviata a Torino, l’appalto all’epoca fu sospeso. Successivamente la Regione Veneto aveva bandito una nuova gara e la riscossione del bollo auto era stata nuovamente assegnata alla Gec. L’ex dirigente era stato inizialmente indagato dalla procura anche per corruzione, accusa da cui è stato però prosciolto per insussistenza di indizi a suo carico. Insieme all’ex dirigente era finito nel mirino della procura torinese anche l’imprenditore Padovano Antonio Rigato, tecnico della società padovana “Engineering”, a cui veniva in particolare contestato di aver suggerito punto per punto il bando di gara a Fadelli in modo che a vincerlo fosse proprio la Gec, che aveva un rapporto di collaborazione con la ditta padovana. Fadelli, nel 2016, difeso dall’avvocato Marco Vassallo, aveva scelto di chiudere la partita giudiziaria con un patteggiamento a otto mesi per turbativa d’asta mentre Rigato, nel 2019, era stato assolto con formula piena dalle accuse. L’ipotesi degli inquirenti è che a Torino fosse stato messo in piedi un “sistema”, poi esportato in altre regioni, per favorire una ditta negli appalti per la riscossione del bollo auto. Un’ipotesi però che, a quanto pare, non aveva trovato effettivi riscontri. L’inchiesta “Car Tax” dei carabinieri di Torino aveva visto 15 indagati e si era sviluppata tra più regioni (Piemonte, Campania, Molise e Veneto) e più aziende che, in qualche modo avevevano ottenuto appalti di favore per la riscossione del bollo. A dare il via all’operazione era stata una denuncia presentata nell’estate del 2011 da parte di una ditta, la Sametra di Milano e Roma, che lamentava un presunto trattamento di favore riservato - nel caso del Piemonte - nei confronti di una società, appunto la Gec di Cuneo.

Le richieste

Chiusi i conti con il penale, è arrivato il momento delle richieste danni. Nonostante il patteggiamento e l’assoluzione dall’accusa più pesante, la procura generale aveva chiesto per l’ex dirigente della Regione un conto ben più salato: 200mila euro di danno d’immagine e 24mila euro per danno di disservizio. Un totale di 224mila euro a cui Fadelli e la sua difesa legale si erano opposti. La sentenza del collegio della corte, composto dai giudici Marta Tonolo, Innocenza Zaffina ed Elisa Borelli, ha stabilito una cifra comunque importante ma ben più moderata rispetto alla richiesta: 70mila euro. Il motivo, scrivono i giudici, è anche che «la lesione all’immagine procurata alla Regione non ha comportato una diminuzione patrimoniale diretta» dunque il Collegio ha considerato «la gravità dei reati, il loro disvalore sociale e la diffusione mediatica, nonché la funzione rivestita dal soggetto agente».

La difesa

Il legale di Fadelli, l’avvocato Guido Barzazi, si era opposto durante il procedimento ritenendo la pretesa risarcitoria da danno da disservizio «del tutto erronea, tenuto conto di quanto emerge dalle risultanze processuali» e, in particolare, del mancato perseguimento di Fadelli «di un interesse personale ed egoistico - si legge nella sentenza - nonché delle ottime valutazioni effettuate dalla Regione sull’attività da lui svolta nell’esercizio delle sue funzioni e dei risultati concretamente conseguiti in termini di incremento del gettito del tributo e degli importi riscossi». Starà alla difesa, ora, decidere se pagare la cifra o di impugnare la sentenza e presentare ricorso.

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Il Gazzettino