Giancarlo Galan da oggi non è più deputato. L'Aula della Camera ha infatti approvato la relazione della Giunta delle elezioni di Montecitorio che ne decideva la...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L'ex 'doge' del Veneto - chiamato in causa dai vertici del Consorzio Venezia Nuova (Cvn), all'epoca guidato da Giovanni Mazzacurati e incaricato di realizzare il Mose - avrebbe ricevuto dazioni milionarie e favori per agevolare l'iter burocratico dell'opera. Poi, a seguito dell'inchiesta, il carcere concesso dalla giunta per le autorizzazioni della Camera. Nella cella di 'Opera' ha resistito 80 giorni, passati in realtà nel centro medico del carcere, per poi essere confinato ai domiciliari. Nonostante le accuse, il patteggiamento e il progressivo crollo di ogni possibile difesa, Galan non ha mai rinunciato allo stipendio di parlamentare aggrappandosi alla sua innocenza e alla cosiddetta legge Severino. Oggi l'epilogo con la Camera che ha deciso per la sua decadenza, primo deputato che "cade" per corruzione.
Oltre alla vicenda Corte dei Conti e della richiesta danni di 5.2 milioni di euro era dunque partito oggi nell'Aula della Camera l'iter per la decadenza di Giancarlo Galan da deputato. Sulla richiesta della Giunta per le Elezioni della Camera, che si è espressa in favore della decadenza con il solo no del rappresentante di Fi. «Forza Italia ribadisce il 'no' all'applicazione della legge Severino. Il 'no' non è motivato da valutazioni nel merito della vicenda giudiziaria nella quale è stato coinvolto il collega Galan, sulla quale non spetta in alcun modo alla Camera pronunciarsi». Lo ha detto Gregorio Fontana (Fi), nel corso dell'esame della relazione della Giunta delle elezioni della Camera, in merito alla decadenza da deputato di Giancarlo Galan. «Noi sosteniamo l'inapplicabilità della legge Severino a questo caso - ha evidenziato - per difendere tre principi, che sono alla base del nostro sistema costituzionale: la irretroattività della sanzione penale, il diritto elettorale passivo e l'autonomia del Parlamento. La legge Severino non era in vigore quando si sono verificati i fatti per i quali Galan è stato condannato, quindi non può essere applicata al suo caso. Si viola il principio di irretroattività della sanzione». «Inoltre, facendo decadere Galan - ha continuato Fontana -, si infligge una ferita al principio della sovranità popolare. L'onorevole Galan è stato già condannato dai giudici. Dichiarandolo decaduto, il Parlamento, crea un grave 'vulnus' nel sistema: non esiste, infatti, nessun bene costituzionale in grado di controbilanciare la lesione del principio della sovranità popolare. Infine, va ricordato che Galan decade in applicazione di un decreto legislativo, ovvero di un atto emanato dal Governo. Non c'è bisogno di essere dei giuristi per rendersi conto della gravità di una tale decisione. Si tratta - ha concluso - di una grave lesione al principio della separazione dei poteri e alla sovranità del Parlamento, che fa decadere uno dei suoi membri, sulla base di una disposizione emanata dal Governo».
FAVOREVOLI ALLA DECADENZA - «In un Paese normale, il deputato Giancarlo Galan avrebbe dovuto dimettersi spontaneamente.
Il Gazzettino