VENEZIA - «In Italia tocchiamo con mano il pessimismo verso il futuro, i giovani non lo vedono più. E questo ci differenzia dagli Usa. Chi non crede nel futuro...
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E aggiunge, il regista che vede questo film prodotto in Italia («un ritorno a Itaca, chissà se temporaneamente»): «è vero l'America resta la terra delle opportunità. È profondamente diversa dall'Europa e dall'Italia. Certo è fatta da tanti Stati diversi che cambiano di molto l'uno dall'altro. Io vivo a Los Angeles una città che vive tutt'intorno all'industria del business, la più futile dai tempi di Buster Keaton. Ma gli americani sono un popolo capace di uno scatto di reni come è accaduto dopo Pearl Harbour. È una cultura fondata sull'individuo quella americana anche se con molte evidenti falle». L'estate addosso «è un film sull'amore, la vita e la crescita dal mio punto di vista. Avevo voglia di raccontare con leggerezza queste cose in un film in cui non c'è nulla di veramente superficiale».
Film autobiografico? «In tutto quello che scrivo c'è una parte di me, ma non è certo un diario.
Il Gazzettino