Gabbiani lungo la pista dell'aeroporto: un pericolo per i voli

Foto di Sabine Bends da Pixabay
TREVISO - Aeroporto, impatto avifauna e rischio per l'itticoltura. Il Comitato Aeroporto Treviso Stop Ampliamento compara i dati trevigiani con quelli di altri aeroporti...

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TREVISO - Aeroporto, impatto avifauna e rischio per l'itticoltura. Il Comitato Aeroporto Treviso Stop Ampliamento compara i dati trevigiani con quelli di altri aeroporti simili in Italia. E conclude: «C'è un rischio sottostimato». «Nel 2018 all'Aeroporto Canova sono stati rilevati 24 casi di impatto avifauna - si legge nel comunicato - all'aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna, a fronte di 71.503 movimenti, più di tre volte quelli di Treviso, sono stati riscontrati 25 impatti con volatili e 1 con altra fauna selvatica. All'aeroporto di Brindisi Papola-Casale con 20.922 movimenti, circa quelli di Treviso, sono stati rilevati 6 impatti con volatili. All'aeroporto di Olbia con 34.568 movimenti solo 5 casi. Insomma per lo scalo di Treviso nessuno ha mai contemplato elevati indici di pericolosità. C'è una situazione di estremo rischio».


IL CONTESTO
L'analisi del Comitato sottolinea come oltre agli uccelli, a 13 km dalla pista (nell'area del Parco del Sile) vi sono itticolture. Quante sono le tonnellate annue di Trota, Anguilla e Storione coltivate nel Sile? «Il web del Parco Naturale Regionale del fiume Sile rileva come, solo di Trota Iridea, la produzione sia da 10 a 15 mila quintali di pesce all'anno-continua il Comitato- L'opzione da porre a nostro avviso è: Ryanair oppure le pescicolture di trote, anguille e salmoni».


IL PERICOLO


Il Comitato cita inoltre i regolamenti dell'Enac che identificano un contesto ambientale-naturale da evitare e che potrebbe pregiudicare i livelli di sicurezza perseguiti dell'attività di volo autorizzata. «Le specifiche criticità al rischio avifauna riguardano anche aree agricole, allevamenti di bestiame ma anche aree Naturali e semi-naturali tra cui Boschi e tra le aree umide: Corsi d'acqua, canali e idrovie; Bacini d'acqua naturali e artificiali; Impianti di depurazione acque reflue; Impianti di trattamento di acqua potabile; Produzioni di acquacoltura. Zone umide protette». Aree, secondo il Comitato, che rappresentano una fotografia realistica dell'intorno della pista 07/25 del Canova. Per questo il Comitato chiede nuove analisi e ribadisce il proprio stop all'ampliamento. «La coesistenza tra l'aeroporto Canova e le itticolture (con le ulteriori fonti attrattive esistenti) pone innegabili criticità. Va considerato un ulteriore rischio che si nota quotidianamente: ad aeroporto fermo si riscontra aumento della avifauna, soprattutto volatili che proliferano sulle aree di rischio aeroportuale; un ulteriore problema che si aggiunge a quelli già esistenti».
E.F. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino