Porto Marghera come Ginevra, polo internazionale per la ricerca sulle nuova energia nucleare della fusione “a caldo”. Niente a che vedere con l’azzardo...
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Un progetto del valore di 500milioni che creerà duemila posti di lavoro nei prossimi 25 anni, che vede in prima fila l’Enea, l’Università di Padova, la Regione e il Comune di Venezia. L’annuncio è arrivato ieri dal sindaco Luigi Brugnaro. «Ci è stata offerta la possibilità dalla Regione e dall’università di Padova di presentare una proposta, e lanceremo la candidatura di Marghera come luogo di ricerca sulla fusione. È un progetto mondiale seguito dall’Unione europea, e l’Italia deve decidere dove collocarlo».
Il progetto da ospitare si chiama “Divertor Test Tokamak” ed è un’infrastruttura di ricerca all’avanguardia, un’opportunità di sviluppo e innovazione per i territori che risponde ad un bando Enea che scadrà il 31 gennaio.
Il Comune di Venezia, con delibera ad hoc, sosterrà il progetto, assegnando un terreno bonificato e già infrastrutturato di Porto Marghera (l’area individuata sarebbe quella ex Syndial all’interno del Petrolchimico) dove ci sono già degli edifici. L'obiettivo è cercare di ottenere il massimo punteggio dalla commissione per aggiudicarsi la sede del progetto mondiale. In lista infatti ci sono anche altre Regioni (Lazio, Emilia, Puglia e Piemonte). L'area veneziana però, con le sue caratteristiche prettamente industriali e infrastrutturali, potrebbe avere una marcia in più rispetto alle altre candidate.
Per l'Italia il progetto è un'opportunità irripetibile, sia per lo sviluppo di una ricerca all'avanguardia sia per la creazione di occupazione in aree di alta tecnologia. Il ritorno complessivo di un simile progetto è stimato pari a 4 volte l'investimento: l'impatto occupazionale previsto, di oltre 2000 posti di lavoro.
Il Gazzettino