Fusione, si vota per il referendum: Carceri e Vighizzolo potrebbero diventare Santa Caterina d'Este

Fusione, si vota per il referendum: Carceri e Vighizzolo potrebbero diventare Santa Caterina d'Este
CARCERI - Santa Caterina d’Este alla prova del voto: domenica e lunedì il referendum che potrebbe cambiare la geografia della Bassa. È alle battute finali...

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CARCERI - Santa Caterina d’Este alla prova del voto: domenica e lunedì il referendum che potrebbe cambiare la geografia della Bassa. È alle battute finali la campagna elettorale per la consultazione che vedrà gli abitanti di Carceri e Vighizzolo impegnati a decidere per lo scioglimento dei loro Comuni. Si vota domenica 29, dalle 7 alle 23, e lunedì 30, dalle 7 alle 15. Per la prima volta in questo tipo di votazioni, il referendum è valido se si reca ai seggi il 30% degli elettori: un quorum abbassato per mitigare il fenomeno dell’astensione e mandare alle urne quante più persone possibili. Se la maggioranza dei voti validamente espressi dirà sì, nascerà Santa Caterina d’Este.


Numeri alla mano, il nuovo e futuribile ente si collocherebbe al 19. posto sui 101 della Provincia per estensione; con circa 2.350 abitanti, inoltre, si troverebbe all’87. posto.


L’ITER
Queste le tappe per la nascita del nuovo Comune. Con esito positivo del referendum, la Regione - presumibilmente ad inizio gennaio 2024 - approverà una legge per l’istituzione di Santa Caterina d’Este: le due amministrazioni esistenti cesseranno e un commissario reggerà il nuovo ente fino alle elezioni, che si terranno a primavera 2024. La Regione sostiene su vari fronti le fusioni comunali, che portano con sé indubbi vantaggi finanziari. Anzitutto, un contributo straordinario statale per 15 anni, che nel caso di Santa Caterina dovrebbe ammontare a 450mila euro. A questo si aggiunge un contributo regionale straordinario, “una tantum” sempre regionale per la riorganizzazione dei servizi comunali; incentivi vari e la facoltà di mantenere, nei territori degli enti cessati, tariffe e tributi differenziati per cinque anni dall’istituzione del nuovo Comune.
Altri vantaggi della fusione prevedono una maggiore capacità di assunzione di personale, fondamentale in Comuni di piccole dimensioni e, correlata, l’esclusione da vincoli per le assunzioni di personale a tempo determinato per i cinque anni successivi alla fusione.


LE POSIZIONI
Il sindaco di Carceri, Tiberio Businaro, spinge da anni in tal senso. Nelle scorse settimane, ha pubblicato nel sito istituzionale del Comune un vademecum rubricato “Niente panico”, che rassicura in brevi punti i cittadini comprensibilmente più timorosi nel fare un passo così importante. «Non ci sarà alcuna perdita di identità, anzi la crescita del territorio la rafforzerà - rimarca un battagliero Businaro - E i servizi non diminuiranno. Ricordo che la materna di Vighizzolo non può assolutamente chiudere e lo studio di fattibilità della fusione prevede la costruzione di un nuovo plesso. Neanche le poste di Vighizzolo possono cessare. C’è un impegno ben preciso in tal senso». I municipi, inoltre, rimarranno aperti e i cittadini si cureranno di cambiare i documenti di identità solo a scadenza.
Il sindaco di Vighizzolo, Ylenia Belluco, è altrettanto convinta ma si espone meno: «Sono rimasta provata da tanti attacchi, anche anonimi, rivelatisi offensivi nei miei confronti. Per questo sono più prudente sui social. Io credo che l’unione faccia la forza. Il nostro è un Comune con 900 abitanti e difficilmente può sostenersi in futuro. Non abbiamo neanche un vigile urbano e l’organico ammonta a tre dipendenti. Sì, nascerà un Comune piccolo, ma sarà sempre più grande di quello che c’è ora».


LE CRITICHE


Dalla minoranza di Vighizzolo, Claudio Paluan e Anna Biscaro attaccano: «Se vince la fusione, Vighizzolo diventerà un sobborgo con scarsa forza negoziale. C’è un accordo di programma non vincolante, che nulla dice sulle tutele che ci spetteranno e sugli investimenti. Un Comune di 900 abitanti non ha grande respiro, ma si poteva attendere per fare una fusione più ampia».
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Il Gazzettino