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BELLUNO - Belluno Bim Infrastrutture e Bim Gsp verso una multiutility, tale da gestire l'intero comparto di servizi di pubblica utilità a livello provinciale. Una megastruttura bellunese in grado di occuparsi, al termine di un graduale processo di convergenza, di più settori contemporaneamente: dall'energia idroelettrica all'acqua potabile, dal fotovoltaico ad altre energie green, passando per i rifiuti. Con la sola esclusione del gas, la cui vendita ad Italgas equivale a 42 milioni di euro. Una somma che, unita agli utili ottenuti, verrà utilizzata per ulteriori investimenti. Con un cambio della sequenza dell'ordine del giorno, che ha posticipato il punto in coda al consiglio comunale di Palazzo Rosso, ieri i presidenti delle due società, rispettivamente Bruno Zanolla e Attilio Sommavilla, hanno presentato in aula l'ipotesi di fusione di Bim Belluno Infrastrutture spa in Bim Gestione servizi pubblici spa. Un'illustrazione che non ha convinto le minoranze, che hanno lamentato la mancanza di una serie di piani strategici: da quello industriale a quello di sviluppo, da quello di risparmio a quello dei vantaggi, da quello di un'economia di scala ad altre quantificazioni. Una fusione ritenuta non giustificabile.
L'OPERAZIONE
Concretamente si tratta di un dietrofront rispetto a dieci anni fa.
IDROELETTRICO
Ma la grande partita si giocherà sulle derivazioni. «Le piccole derivazioni scadranno nel 2024 ha affermato Bruno Zanolla . Andranno a gara, ma i comuni non saranno in grado di parteciparvi. La fusione è quindi il primo passo per una grande multiutility, per far confluirvi anche i rifiuti». Attualmente le quote sono una per ogni società ed una per ogni comune: in caso di fusione di comuni si sommano, creando una disparità tra realtà maggiori e minori. Per questo si pensa anche a rivedere il criterio delle quote delle partecipate, tarandole sul numero di abitanti.
GLI INTERVENTI
«Una fusione che va benissimo dal punto di vista fiscale e giuridico, ma non da quello socioeconomico ha sostenuto Lucia Olivotto e ciò non dipende dalle società che, qualora l'obiettivo fossero le grandi derivazioni, si facciano dare un mandato specifico su questo». Tra i consiglieri delle opposizioni evidente il disappunto per una fusione già decisa e calata dall'alto, senza il dovuto passaggio in consiglio. «Così risulta una sommatoria dei bilanci delle due società esistenti ha affermato Giuseppe Vignato . Non vi è alcun valore aggiunto in un'ipotesi che rischia di ricreare un carrozzone». «Siamo arrivati persino ha aggiunto Francesco Rasera Berna a farci dire che non serve passare nei consigli comunali». Mentre Jacopo Massaro ha chiesto di considerare la fusione un mezzo per raggiungere un fine. In questo momento non ancora chiaramente individuato.
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Il Gazzettino