Razzia a casa Borin, faccia a faccia con i ladri: il ristoratore li insegue in auto

Il titolare della Montanella ad Arquà Petrarca

Biancarosa e Giorgio Borin titolari del ristorante Montanella
ARQUÁ PETRARCA - Furto a casa Borin: rubati contanti e gioielli ai titolari del ristorante Montanella. Il proprietario prova a rincorrere i ladri in auto, ma non riesce a...

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ARQUÁ PETRARCA - Furto a casa Borin: rubati contanti e gioielli ai titolari del ristorante Montanella. Il proprietario prova a rincorrere i ladri in auto, ma non riesce a raggiungerli. Per ora, rimangono solo i fotogrammi delle telecamere di videosorveglianza, che hanno immortalato il volto di un giovane ancora senza identità.


È avvenuto venerdì sera, 4 novembre, quando la famiglia stava cenando prima dell'arrivo degli ospiti. Di fatto, il ladro (più probabilmente, i ladri) è entrato in casa quando erano presenti i figli dei coniugi Borin, proprietari di uno dei locali più storici dei Colli. Momenti concitati, che per fortuna non hanno portato ad occasioni di contatto tra i malviventi e la famiglia. «Come ogni sera, i miei figli sono arrivati e sono saliti a cambiarsi - racconta Giorgio - Ad un certo punto, hanno sentito dei rumori e sono andati a controllare. Mio figlio Giuseppe credeva fosse stata la sorella Francesca e viceversa. Non capivano». Attimi di panico quando Giuseppe fa un giro di perlustrazione per la casa e vede un'ombra, ma anche lì ritiene sia la sorella. In realtà, era la sagoma del ladro in penombra. Alla fine, l'amara verità: la ragazza accende la luce della stanza dei genitori e si trova davanti a cassetti aperti, armadi sottosopra e disordine ovunque.

L'ALLARME
«Ha gridato forte al ladro - prosegue Giorgio - e a quel punto l'intruso si è dileguato di corsa, fuggendo dalla finestra dalla quale era entrato». La casa dei Borin ha una tettoia che comunica col doppio tetto: probabilmente il ladro è passato da lì prima di forzare la finestra e introdursi nell'appartamento che sta sopra la sala ristorante. Una volta entrato, ha rovistato dappertutto e sottratto alcuni gioielli che la signora Borin aveva lasciato sul comò, assieme a dei contanti. «Fortunatamente non hanno fatto il giro di tutte le stanze, mi chiedo se siano andati a colpo sicuro o semplicemente seguendo la sorte». Nel frattempo, però, le grida di allarme non lasciano indifferenti i molti presenti, una decina tra famigliari e personale.

L'INSEGUIMENTO
Tutti accorrono ed escono in cerca dei ladri, ma a prendere in mano la situazione è Giorgio, che vede questa persona scendere verso valle, dove c'era un'utilitaria scura parcheggiata. La macchina, lanciata a gran velocità, punta dritta in direzione Battaglia. «Non ero sicuro fossero loro, ma non ci ho pensato un attimo. Sono salito in auto e ho provato a star dietro ai presunti ladri. Io correvo abbastanza, ma loro evidentemente sono stati ben più veloci». Con il traffico di Battaglia Terme l'auto scura si mimetizza e Borin perde le tracce, ma gli rimane in mano una testimonianza importante, già messa a disposizione delle forze dell'ordine. Una delle molte telecamere di sorveglianza riesce a catturare qualche fotogramma dell'intruso, un giovane sulla trentina piuttosto robusto. Giubbotto scuro, cappello da baseball e barba appena accennata, si muove sicuro con il sacco della refurtiva in mano.

LE INDAGINI


Saranno questi gli elementi portanti dell'indagine già dei Abano e Galzignano. «Trent'anni fa ci era capitata una disgrazia ben peggiore - ricorda Borin - Una rapina a mano armata. All'epoca i miei figli erano piccoli e siamo tutti rimasti sconvolti per mesi. Ora stiamo un po' rivivendo quelle sensazioni e mia moglie è molto scossa».
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Il Gazzettino