Furto di identità: in due mesi 350 profili rubati. Il rischio di finire nella lista dei pedofili

Allarme social: in due mesi rubati 350 profili
TREVISO - Più di 350 profili social rubati agli utenti trevigiani negli ultimi due mesi. Che sommati ai quasi 5mila dei sei mesi precedenti restituiscono un quadro...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

TREVISO - Più di 350 profili social rubati agli utenti trevigiani negli ultimi due mesi. Che sommati ai quasi 5mila dei sei mesi precedenti restituiscono un quadro allarmante delle insidie del web. Già, perché in ballo non c’è soltanto la seccatura di non riuscire più ad accedere, di punto in bianco, al proprio account. Ma potenziali guai ben più gravi. In un caso su dieci i profili trafugati diventano canali attraverso cui riversare in rete materiale pedopornografico. Così decine di trevigiani finiscono a loro insaputa nella lista nera dei sospetti pedofili. Anche in provincia di Treviso, come nel resto d’Italia, il fenomeno dei furti di profili social continua a imperversare: Instagram al primo posto e a seguire Facebook e TikTok.

LE SEGNALAZIONI

Agli uffici di polizia continuano ad arrivare segnalazioni, nell’ordine di 4-5 ogni giorno. Si tratta di utenti preoccupati perché non riescono più ad accedere al proprio profilo. Ogni account social hackerato può trasformarsi in un’esca per altri furti di identità, in un passepartout per accedere a informazioni sensibili come i codici bancomat o, nel peggiore dei casi in un canale su cui far viaggiare contenuti pedopornografici. Per questo il consiglio delle forze dell’ordine è di segnalare questi furti alla polizia postale. Il meccanismo collaudato dai truffatori è semplice. Una volta entrati nel profilo cambiano le credenziali sicché la vittima non riesce più ad accedere al proprio account. Messo fuori gioco il “proprietario”, scatta il piano criminale, che varia a seconda delle intenzioni del malvivente informatico. C’è chi invia messaggi-truffa per conto della vittima chiedendo agli amici virtuali di aprire un link in apparenza innocuo ma attraverso cui i pirati informatici riescono a rubare altri profili. C’è chi invece riesce a spillare soldi dal conto delle vittime, sfruttando carte prepagate o carte di credito collegate all’account. Ma i più sfortunati sono i titolari dei profili usati per diffondere immagini e video con minorenni in atteggiamenti erotici.

FOTO PROIBITE

In questo caso le piattaforme social, il cui algoritmo riconosce e censura i contenuti illeciti, chiudono il profilo incriminato e lo segnalano alle autorità. A questo punto entra in gioco la polizia postale, che effettua un controllo incrociato confrontando due elenchi: quello dei sospetti pedofili e quello degli utenti derubati del profilo. Se il malcapitato infatti aveva denunciato il furto, viene depennato con facilità dalla lista dei sospettati. In caso contrario scattano ulteriori accertamenti, fino ad arrivare alle perquisizioni sui supporti informatici, alla ricerca del materiale a luci rosse. Ed è così che più di qualche trevigiano si è ritrovato indagato e con i poliziotti alla porta.

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino