ROVIGO - Un furto sacrilego, quasi inspiegabile. Che è uno schiaffo all'intero quartiere della Tassina. Perché a sparire è stato il crocifisso in ferro...
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L'AMAREZZA
«Io e i miei fratelli non sappiamo darci pace è la sottolineatura di Carlo Chiarion, figlio di Antonio Chi ha fatto una cosa del genere dovrebbe vergognarsi perché il gesto è un oltraggio e uno scempio a tutto il quartiere che ha sempre avuto una devozione particolare per quel luogo, dove vengono sempre portati i fiori e ogni anno viene celebrata una messa. Il crocifisso rubato era alto una trentina di centimetri e largo 25. Era fissato al legno con delle viti, che sono state rimosse. Non so dire quale possa essere il valore economico, certo aveva un valore simbolico enorme e per me e i miei fratelli anche un incommensurabile valore affettivo».
ATTO SACRILEGO
Il gesto sacrilego, avvenuto proprio nel periodo di quarantena, colpisce in modo particolare i residenti in Tassina. Ma nei giorni scorsi c'è stato un altro gesto similare, che invece ha colpito e amareggiato i residenti nella zona di via Forlanini. Lungo la pista ciclabile che congiunge il vecchio tratto di via Forlanini, quello dove un tempo c'era il passaggio a livello, con la pista ciclabile del sottopassaggio omonimo, in un angolo ben visibile a pedoni e ciclisti, Vitaliano Motta, poliziotto in pensione, aveva posto una statuetta di Sant'Antonio. Che è stata deliberatamente decapitata. Come era accaduto, fra l'altro, anche al San Giuseppe del presepe. Un gesto incomprensibile che ha profondamente amareggiato lo stesso Motta.
F.Cam. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino