Un furto sacrilego: Sant'Antonio senza testa e sparisce pure il crocifisso

Sant'Antonio decapitato
ROVIGO - Un furto sacrilego, quasi inspiegabile. Che è uno schiaffo all'intero quartiere della Tassina. Perché a sparire è stato il crocifisso in ferro...

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ROVIGO - Un furto sacrilego, quasi inspiegabile. Che è uno schiaffo all'intero quartiere della Tassina. Perché a sparire è stato il crocifisso in ferro battuto del capitello Mariano in legno inaugurato nel 2010, alla presenza di sindaco e vescovo, dedicato a Maria Madre delle Famiglie, e realizzato proprio a partire dalla donazione del crocefisso e di una Madonna, sempre in ferro, realizzate dal maestro Antonio Remo Chiarion, fabbro di professione, che si era poi dedicato alla ristorazione gestendo con la famiglia il ristorante La Campana mantenendo però la lavorazione artistica del ferro come hobby. Un furto che addolora i residenti nonché i parenti di Chiarion, venuto a mancare proprio l'anno dopo l'inaugurazione del capitello.

L'AMAREZZA
«Io e i miei fratelli non sappiamo darci pace è la sottolineatura di Carlo Chiarion, figlio di Antonio Chi ha fatto una cosa del genere dovrebbe vergognarsi perché il gesto è un oltraggio e uno scempio a tutto il quartiere che ha sempre avuto una devozione particolare per quel luogo, dove vengono sempre portati i fiori e ogni anno viene celebrata una messa. Il crocifisso rubato era alto una trentina di centimetri e largo 25. Era fissato al legno con delle viti, che sono state rimosse. Non so dire quale possa essere il valore economico, certo aveva un valore simbolico enorme e per me e i miei fratelli anche un incommensurabile valore affettivo».
ATTO SACRILEGO

Il gesto sacrilego, avvenuto proprio nel periodo di quarantena, colpisce in modo particolare i residenti in Tassina. Ma nei giorni scorsi c'è stato un altro gesto similare, che invece ha colpito e amareggiato i residenti nella zona di via Forlanini. Lungo la pista ciclabile che congiunge il vecchio tratto di via Forlanini, quello dove un tempo c'era il passaggio a livello, con la pista ciclabile del sottopassaggio omonimo, in un angolo ben visibile a pedoni e ciclisti, Vitaliano Motta, poliziotto in pensione, aveva posto una statuetta di Sant'Antonio. Che è stata deliberatamente decapitata. Come era accaduto, fra l'altro, anche al San Giuseppe del presepe. Un gesto incomprensibile che ha profondamente amareggiato lo stesso Motta.
F.Cam. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino