Mary, 42 anni, mamma e diva del burlesque: «E' una vera terapia»

Mary Funny Burlesque Contest
PORDENONE - Arrivato in ritardo in Friuli Venezia Giulia, il burlesque si diffonde e si moltiplicano gli spettacoli a tema. Solo nell’ultima settimana c’è stata...

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PORDENONE - Arrivato in ritardo in Friuli Venezia Giulia, il burlesque si diffonde e si moltiplicano gli spettacoli a tema. Solo nell’ultima settimana c’è stata una serata, abbinata a musica rockabilly, all’On the road di Spilimbergo e questa settimana gli appuntamenti sono due: stasera finale del Funny Burlesque Contest, alle 21 alla birreria Sesto Senso di Tamai di Brugnera e domani sera alle 21 con il Burlesque in Town al Rock Town a Cordenons. Little Lola e Deep Soul di Venezia, Michelle Blum e Feline Lapin di Udine, Jiminy Cricket di Verona, Mia Manson dall’Emilia Romagna, Rosita Coquette di Treviso e White Cloud di Pordenone. Sono loro le finaliste del contest Funny Burlesque, donne comuni dai 23 ai 50 anni, che hanno deciso di mettersi in gioco, alla ricerca della propria femminilità. 


L'INTERVISTA - La pordenonese Mary Black Rose ha 42 anni, sposata, 2 figli, è impiegata in un’azienda friulana. Non ha superato la selezione ma parteciperà alla sfilata di abiti vintage che precede la finale del contest questa sera. «Per me – racconta – il burlesque è stata una vera e propria terapia. Ho avuto un’infanzia difficile, avendo perso la mamma da giovane, e mi sono lasciata andare. Da adolescente ero grassottella e mi veniva fatto pesare. Avuti i figli mi sono dedicata a loro, ora che sono grandi ho decido di dedicarmi di più a me stessa, di volermi più bene. Il burlesque mi ha aiutata ad accettarmi fisicamente e a non temere il giudizio degli altri. Richiede molto impegno e passione. Non mi ero più esibita in pubblico dal saggio dI 3. media. Farlo per il concorso è stata una sfida, sono felicissima di averla superata anche grazie a mio marito che mi  apprezza  supportandomi nella preparazione del mio show a casa la sera. In realtà è un lavoro interiore, un mettersi alla prova. Questa arte performativa per me è seduzione, femminilità, anche trasgressione, certo, ma sempre entro certi limiti, mai volgare».
 

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Il Gazzettino