Allarme funghi velenosi: donna ricoverata dopo l'abbuffata

Il Dg dell'Ulss Euganea Paolo Fortuna in visita ai micologi
PADOVA - È allarme funghi velenosi nel Padovano. L’ultimo caso di intossicazione, registrato pochi giorni fa dall’Ulss 6, riguarda una donna finita...

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PADOVA - È allarme funghi velenosi nel Padovano. L’ultimo caso di intossicazione, registrato pochi giorni fa dall’Ulss 6, riguarda una donna finita all’ospedale dopo aver consumato inavvertitamente grandi quantità del fungo dell’olivo. Con il protrarsi del periodo di raccolta, a seguito delle intense piogge autunnali, il rischio è che presto sopraggiungano episodi di intossicazione ancora più gravi.


Lo scorso anno, infatti, nel mese di novembre, un uomo ha rischiato il trapianto di fegato. Due donne sono state ricoverate: una in rianimazione, l’altra in osservazione. E una bambina è dovuta ricorrere alle cure del pronto soccorso pediatrico. 

Funghi velenosi


L’sos arriva dall’Ispettorato micologico, che fa capo al Servizio igiene, alimenti e nutrizione (Sian) dell’Ulss diretto dalla dottoressa Stefania Tessari. Il servizio è dislocato in due sedi, al Mercato agroalimentare di Padova in corso Stati Uniti e al Centro Rossignoli a Camposampiero. Qui tutti i cercatori possono far peritare gratuitamente i funghi raccolti, dalle ore 8 alle 9.30. Inoltre i micologi effettuano, in autunno, un servizio di reperibilità 24 ore su 24.
Il fungo dell’olivo, raccolto nella zona dei colli Euganei, è il sosia velenoso del gallinaccio o galletto perché di colore giallo arancio. Ma cresce direttamente sul legno invece che sul muschio. «Questa persona ha consumato l’omphalotus olearius, senza aver controllato da noi il cestino e ha accusato importanti problemi gastrointestinali –specifica Mauro Bacco, micologo dell’Ulss –. Siamo stati contattati dal pronto soccorso per una consulenza, in modo da individuare la specie e agevolare la terapia». Ma non finisce qui. «Questo è il momento topico dell’anno per la nascita dei funghi –spiega– . Bisogna fare attenzione perché i funghi cittadini talvolta sono più pericolosi di quelli in montagna. Nelle ultime due settimane nei cestini dei privati abbiamo trovato varietà addirittura mortali. Stanno spuntando le prime amanita phalloides, il fungo più velenoso in assoluto».
L’Ulss invita quindi i raccoglitori di funghi alla massima prudenza e a rivolgersi sempre agli esperti prima di sedersi a tavola. I rischi possono nascondersi anche dietro una cottura non adeguata. «Molti non lo sanno, ma i chiodini, ad esempio, contengono sostanze tossiche termolabili e idrosolubili –aggiunge Bacco–. Ecco perché hanno bisogno sia di una prebollitura con eliminazione dell’acqua, che di una seconda cottura prolungata. Inoltre, i gambi non sono commestibili».


Intossicazione da funghi, sintomi e cosa fare


In caso di malessere è bene recarsi al pronto soccorso più vicino e conservare eventuali avanzi di cibo, per fornire poi indicazioni sul luogo di raccolta. «Tra le varietà pericolose trovate di recente sui Colli –precisa il micologo Paolo di Piazza– c’è l’entoloma livido, raccolto a Laghizzolo del Venda. Sul monte Calbarina, vicino al laghetto della Costa, è stata trovata l’amanita ovoidea. In zona si segnala anche l’amanita citrina, di color giallo-verdognolo e con verruche bianche, dal caratteristico odore di ravanello». Si può andare incontro all’intossicazione gastrointestinale e nei casi più gravi si arriva al trapianto di fegato o rene.


 

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Il Gazzettino