Funerali, in 24 pagine le regole: più spazio alle parrocchie, vietate le ceneri in casa o in laguna

Funerale al cimitero di Mestre
VENEZIA - Perché la Curia ha fissato le regole dei funerali con una nuova nota pastorale? Il documento di 24 pagine, intitolato Non temere, soltanto abbi fede, con una...

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VENEZIA - Perché la Curia ha fissato le regole dei funerali con una nuova nota pastorale? Il documento di 24 pagine, intitolato Non temere, soltanto abbi fede, con una premessa del patriarca Francesco Moraglia, è stato messo a punto per dare una dimensione più autenticamente religiosa al rito funebre. «La celebrazione delle esequie diventa momento privilegiato di annuncio delle fede in quella vita eterna che già ci appartiene e inizia fin d'ora», scrive monsignor Moraglia. Punto importante, però è che questo documento di fatto stabilisce le competenze e i rapporti tra tutti i soggetti coinvolti in un funerale, con un accordo con le ditte di pompe funebri.


La nota regola tutti gli aspetti delle procedure, a partire dalla differenziazione tra centro storico ed estuario, Mestre e resto della terraferma e inserisce indicazioni specifiche per ogni zona della diocesi per i parroci presenti sul territorio, ma anche per i laici e le stesse imprese di onoranze funebri.

IN CENTRO STORICO

A Venezia la maggior parte dei funerali viene celebrata nella chiesa dell'ospedale civile o del cimitero. «Occorre fare in modo che la parrocchia non resti esclusa o assente», si legge nel documento. Di qui l'indicazione: «La famiglia e/o l'impresa di onoranze funebri avrà cura di avvisare il parroco della parrocchia di residenza o frequentata dalla persona defunta e verificare non solo dove è possibile celebrare le esequie, ma anche se lo stesso parroco potrà celebrare le esequie nella chiesa dell'Ospedale o del cimitero». Se il parroco non è disponibile o se la famiglia non è interessata, si può chiedere la disponibilità del capellano dell'ospedale o del sacerdote del cimitero.

IN TERRAFERMA

«Nelle parrocchie del vicariato di Mestre si legge ancora nella nota la celebrazione delle esequie avviene in massima parte nelle chiese parrocchiali, il che comporta un crescente aggravio pastorale e liturgico per i parroci. È esigenza condivisa fare in modo che si segua una linea comune e ci si possa concentrare sull'essenziale del ministero: l'incontro con i familiari in lutto, la predicazione e la guida della preghiera». A Mestre il parroco di San Paolo, don Stefano Cannizzaro, è stato appena incaricato di coordinare un gruppo di sacerdoti per la maggior parte in pensione che hanno dato disponibilità a turnarsi ogni mattina presso l'obitorio dell'ospedale dell'Angelo e del cimitero di via Santa Maria dei Battuti per la preghiera prima della chiusura della bara. Quanto alla riviera e al litorale, la dimensione più paesana favorisce già un coinvolgimento forte delle varie parrocchie.

LE INDICAZIONI

La nota pastorale quindi riassume le indicazioni per sacerdoti, famigliari, operatori. Tra queste, è previsto che «la celebrazione delle esequie sia guidata, da chi presiede, con calma, delicatezza e tatto, in modo tale che i riti, le parole, i canti e le preghiere siano arricchiti dalla fede, donino speranza e conforto senza urtare la sensibilità di chi è nel dolore». E ancora: «Massima cura si presti alla celebrazione della Messa esequiale, sovente partecipata da un'assemblea di persone che abitualmente non frequentano la celebrazione eucaristica. All'inizio della Messa si faccia una monizione introduttiva, per invitare alla preghiera comune... Il Messale e il Lezionario propongono una buona scelta di orazioni e letture e pertanto si eviti di ricorrere ad altri testi non contenuti nei libri liturgici approvati». Quindi, le indicazioni per il rito. «Le letture non siano scelte per celebrare il defunto o descriverne la figura. L'omelia sia breve, ben preparata, ed eviti la forma e i contenuti della commemorazione e dell'elogio funebre... Le intenzioni della preghiera dei fedeli, nello spirito di autentica preghiera universale, abbraccino tutta la realtà ecclesiale e sociale, sapendo che troppo facilmente indugiano a più riprese solo sul ricordo del defunto. Qualora siano preparate dai familiari o conoscenti, questi le presentino per tempo al sacerdote, cosicché possa eventualmente ordinarle e integrarle».

I CANTI

La nota spiega anche come devono essere i canti. «Si curino i canti e siano eseguiti i più comuni che rispondano, per contenuto, alla fede professata; abbiano una melodia dignitosa e siano sostegno alla preghiera. Si eviti di escludere l'assemblea con canti di Messe da requiem, o con interventi di solisti, oggi non più adatti per l'idea teologica sottesa e per la melodia. Qualora i familiari richiedano esecuzioni di canti o musiche particolari, ma estranei alla liturgia, siano eseguiti al di fuori della chiesa alla fine della celebrazione». E inoltre: «Sul feretro non siano poste bandiere o simboli di riferimento politico. Per quanto riguarda i gagliardetti e i labari di associazioni, sono consentiti, ma in numero limitato, e disposti in modo che non ostacolino la visibilità dell'azione liturgica e dei luoghi in cui essa si svolge (ambone, altare, tabernacolo)». Eventuali parole di cristiano commiato nei riguardi del defunto si possono tenere prima del rito finale di saluto. «Si può valutare opportunamente - chiarisce la nota - anche la possibilità di collocare interventi e messaggi prima che la celebrazione abbia inizio. In ogni caso essi non vanno pronunciati dall'ambone, ma da un altro luogo al di fuori del presbiterio. Questi i testi vanno previamente concordati con il parroco o il sacerdote celebrante e devono essere sobri e contenuti nel numero e nel tempo. In particolare si faccia attenzione alla lettura di poesie o pseudo preghiere, anche se ormai diffuse in rete, che riflettono ben poco l'autentico sentire cristiano davanti al mistero della morte. Interventi di carattere commemorativo vengano collocati, una volta terminata la celebrazione delle esequie, sul sagrato o sul luogo della sepoltura».

LA CREMAZIONE

Una sezione a parte è riservata alla cremazione. «Occorre far conoscere ai fedeli - spiega la nota pastorale - che «la Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti. La Chiesa permette la cremazione se tale scelta non mette in dubbio la fede nella risurrezione».
«Si ricordi - prosegue il testo - che nel caso in cui il defunto avesse notoriamente disposto la cremazione e la dispersione delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede cristiana, si devono negare le esequie, a norma del diritto e che questo comporta anche l'impossibilità per il futuro di celebrazioni liturgiche di suffragio per lo stesso defunto».


«Una volta celebrate le esequie - infine - la Chiesa ritiene che le ceneri dei defunti vadano deposte nella tomba e vieta espressamente che vengano conservate nell'abitazione domestica, disperse o convertite in oggetti».
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Il Gazzettino