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PADOVA - La disperazione per una vita strappata, quella del 57enne Adriano Scandellari, si unisce all'angoscia per le sorti di chi sta lottando per sopravvivere in un letto d'ospedale, il 55enne Stefano Bellabona. Sono due comunità provate quelle di Ponte San Nicolò, paese di residenza della vittima, e di Noventa Padovana, dove abita il ferito. Distanti appena una decina di chilometri, sono state duramente colpite in modo duplice dalla tragedia di Suviana. I parenti di Scandellari tra giovedì sera e ieri mattina sono rientrati a casa. Senza Adriano, la cui salma resta a disposizione dell'autorità giudiziaria bolognese chiamata a far luce sulla strage dell'Appennino. I familiari di Bellabona invece sono corsi a Parma, al capezzale del 55enne ricoverato in gravi condizioni e con ustioni su quasi metà del corpo. E così le due comunità della cintura urbana di Padova si stringono alle due famiglie e a due uomini, che oltre a essere conosciuti per la dedizione al lavoro rappresentano anche due colonne della vita sociale dei loro paesi.
Le vittime alla centrale di Suviana, il dolore delle famiglie
Mentre ieri veniva recuperato il corpo della settima vittima, don Leonardo Scandellari stava cercando di riordinare i pensieri e metabolizzare il dramma che, improvviso e devastante, ha straziato la sua famiglia. Il parroco è fratello di Adriano e ne ha accompagnato la moglie, Sabrina Greggio, a Bargi, dove è toccato loro il tremendo compito dell'attesa, prima, e del riconoscimento del corpo, dopo. «Eravamo lì con le famiglie degli altri dispersi - ha raccontato -. Una situazione drammatica, quasi surreale. Non sapevamo nemmeno cosa dirci, vivevamo nell'angoscia. Fino a quando noi siamo stati chiamati in disparte. Abbiamo capito, non c'era altro da dire». Al dolore del lutto si aggiunge ora quello dell'attesa. Per poter organizzare i funerali del 57enne bisognerà infatti aspettare. «Ci aspettiamo che non sia un tempo breve - ha spiegato don Leonardo -. Al momento noi sappiamo poco o nulla di quello che è accaduto laggiù. Quel che sappiamo lo abbiamo appreso dalla stampa, a noi hanno spiegato che fino a quando non fosse stata recuperata anche l'ultima persona dispersa, tutti gli sforzi si sarebbero concentrati su quel fronte. Solo successivamente sarebbero iniziate le indagini e gli accertamenti tecnici per capire realmente cosa sia accaduto.
Stefano Bellabona, ferito in modo gravissimo
Nel frattempo il vicino paese di Noventa Padovana vive ore d'apprensione per le sorti di Stefano Bellabona. L'ingegnere 55enne è scampato alla strage, ma è rimasto ferito in modo gravissimo. Ricoverato all'ospedale di Parma con ustioni sul 45% del corpo, ha accanto la moglie Chiara Badin, i figli e il fratello Nicola, con cui divide il lavoro alla guida di un'azienda che ha sede in paese. Da lì il fratello, subito prima di partire alla volta dell'ospedale parmense, aveva manifestato solidarietà alle famiglie delle vittime e degli altri feriti, in particolare agli Scandellari, spiegando che le condizioni di Stefano risultavano molto serie ma complessivamente stazionarie. Un quadro clinico confermato dagli aggiornamenti giunti ieri. Il 55enne resta in Rianimazione e la prognosi è riservata. Le sue condizioni sono molto serie ma sostanzialmente stabili: l'uomo non avrebbe subito lesioni agli organi interni.
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