Fuga di marchi dal centro: anche Max Mara lascia corso Vittorio Emanuele

Chiude il negozio in centro di Max Mara
PORDENONE - Dal centro di Pordenone, un tempo cuore pulsante della città, continuano ad arrivare segnali poco positivi per misurare lo stato di salute del commercio...

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PORDENONE - Dal centro di Pordenone, un tempo cuore pulsante della città, continuano ad arrivare segnali poco positivi per misurare lo stato di salute del commercio cittadino. Abbassa le serrande infatti anche il noto negozio Max Mara di corso Vittorio Emanuele, già nel folto carnet di negozi di abbigliamento e calzature del sessantenne imprenditore Roberto Falcomer e marchio di rilievo della moda Made in Italy.

I MOTIVI DELLA SCELTA
È lui stesso a chiarire che non si tratta di una chiusura definitiva ma di un passaggio di consegne: Falcomer lascia a nuova gestione e il famoso marchio emiliano vi aprirà uno dei suoi altri marchi di moda, meno importante del principale. «Pordenone si è rivelata una piazza troppo piccola per i volumi richiesti da un nome importante come Max Mara» chiarisce Falcomer, che con i subentranti assicura di aver trovato un accordo anche a garanzia delle attuali commesse del negozio. «Le dipendenti, si tratta di due donne, rimarranno al loro posto, la cosa è già decisa» conferma. Salvati i posti di lavoro, l'impressione è che si tratti dunque di una revisione ritenuta necessaria da Falcomer, che mantiene in salute i molti negozi che ha sparsi nel trevigiano, nel pordenonese e nel veneziano (anche a Portogruaro, da dove nacque la galassia di negozi creata dal padre Sante scomparso nel 2021 alla soglia degli 85 anni).

SCELTE AL RIBASSO
Prima di Max Mara ha lasciato il centro città anche Coin ed anche in questo caso vi è stato l'avvicendamento con un altro marchio dello stesso gruppo: Ovs. La sensazione è dunque che i gruppi più importanti o snobbino del tutto Pordenone (vedi Zara che pur è presente a Portogruaro) o si riposizionino con prodotti di livello un po' più basso. Tesi che trova conferma nelle parole di Mario Marini, storico gioielliere del centro e rappresentante di Confesercenti. «Si tratta di un evidente cambiamento nei consumi, una dinamica di riposizionamento verso il basso che per la città è in corso ormai da anni e che forse è stata anche acuita, accelerata dalla pandemia». Insomma un abbassamento del livello dell'offerta che, secondo Marini, è conseguenza di una certa politica: «È stato fatto di tutto per favorire i grandi insediamenti commerciali, anche sul piano della viabilità, mentre il centro città risulta sempre più chiuso e, con i parcheggi a pagamento, anche più costoso».

CENTRO COMPRESSO
Per il settore moda, la presenza di due grandi outlet a meno di un'ora di macchina (Noveta e Ajello) e il proliferare di centri commerciali ha compresso non poco la potenziale clientela dei negozi cittadini. Marini ha le idee chiare in merito: «Vien da chiedersi se comprendano l'entità del danno cagionato. Si vuole lasciare tutto in mano a poche multinazionali, senza fermare l'emorragia di attività in centro? Cosa resterà del centro, tolti i negozi?». Esiste un'alternativa? «Molte cose sono da rivedere e parlo di scelte strutturali, profonde, che riguardano il tipo di società che vogliamo». Così Marini di Confesercenti, mentre in casa Ascom al momento non c'è rappresentanza in Federmoda dopo l'addio di Antonella Popolizio, anche lei presente con il suo negozio in corso Vittorio Emanuele.

VOCE FIDUCIOSA


Azzarda un esame della situazione Aldo Biscontin, anche lui orefice in corso Vittorio ma di parere opposto al collega Marini. «Parlando con commercianti di altre realtà l'impressione che si ricava è che Pordenone non sia tra quelle messe peggio. Aperture e chiusure ci sono sempre state e in città a mio avviso resta ben presente un'ottima gamma di offerte che possono accontentare tutti». Biscontin vede i negozi della città meta del turismo dello shopping: «Ci sono clienti che arrivano anche da Udine e Treviso». Due voci, altrettanti pareri molto diversi tra loro. Resta la sensazione che il cuore di Pordenone commercialmente batta sempre più lento.
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Il Gazzettino