Maxifrode all'Iva per 20 milioni di euro, arresti anche a Padova

Maxifrode all'Iva per 20 milioni di euro, arresti anche a Padova
PADOVA - La Gdf di Modena ha dato esecuzione a sei ordinanze di custodia cautelare, quattro in carcere e due ai domiciliari, emesse dal Gip Andrea Romito, nei confronti di...

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PADOVA - La Gdf di Modena ha dato esecuzione a sei ordinanze di custodia cautelare, quattro in carcere e due ai domiciliari, emesse dal Gip Andrea Romito, nei confronti di componenti di una presunta associazione a delinquere finalizzata a commettere reati fiscali. Le misure sono state eseguite nelle province di Modena, Reggio Emilia, Bologna e Padova e l'associazione era operante prevalentemente nelle province di Modena e Reggio Emilia.




L'indagine "Plafond'"della Procura di Modena nasce da verifiche fiscali nei confronti di due società che si occupano di fabbricazione di materiale informatico, con sede nel Modenese, e ipotizza una frode all'Iva per oltre 20 milioni. Durante l'attività investigativa, diretta dal Pm Claudia Natalini, è emerso come le società controllate avessero acquistato sistematicamente merce, senza pagare l'Iva: rilasciavano ai fornitori dichiarazioni d'intento false, simulando di essere "esportatori abituali", beneficiando così della normativa Iva che concede la possibilità a chi esporta di comprare beni e servizi senza pagare l'imposta, entro un determinato limite definito "Plafond Iva", sostanzialmente corrispondente all'importo delle operazioni di vendita all'estero nei 12 mesi precedenti. Così le due società, che anziché esportare rivendevano i beni in Italia, si sono appropriate di oltre 20 milioni di Iva incassata dalle vendite nei confronti dei clienti nazionali che, al contrario, avrebbero dovuto versare all'Erario.



Le successive indagini hanno accertato che le somme sono state successivamente trasferite dai conti delle società a quelli nella disponibilità dei promotori del meccanismo, giustificando i flussi di denaro con fatture per operazioni inesistenti o false operazioni di finanziamento. Gli organizzatori formalmente non apparivano in nessuna delle diverse società coinvolte nella frode e, proprio per questo, erano riusciti a farla franca. La frode infatti prevedeva l'acquisizione di società in difficoltà economiche o vicine al fallimento e ai vertici venivano nominati amministratori di comodo o prestanome.



Dalle indagini è emerso anche che gli arrestati erano i mandanti di un'altra frode fiscale, scoperta sempre dalla Gdf a giugno nell'operazione Avatar, che aveva rivelato un'evasione fiscale da circa 100 milioni di imposte dirette e 13 milioni di Iva. Nell'organizzazione criminale sono risultati coinvolte anche altre nove persone per cui è scattata la denuncia. Sono state inoltre sequestrati beni per circa 17 milioni.
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Il Gazzettino