La burocrazia impazzita, un tuffo nella palude della Soprintendenza

Burocrazia impazzita, nella palude della Soprintendenza
FRIULI - Una palude. Basta una telefonata alla Soprintendenza per toccare con mano la burocrazia impazzita che blocca tutto e contro la quale diventa impossibile combattere....

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FRIULI - Una palude. Basta una telefonata alla Soprintendenza per toccare con mano la burocrazia impazzita che blocca tutto e contro la quale diventa impossibile combattere. I mulini a vento del nobile don Chisciotte della Mancia. L’obiettivo è capire quali sono i motivi ed eventualmente le norme che impediscono la realizzazione dei pannelli solari sui tetti del centro storico di Pordenone e più in generale di tutti i centri storici. Nessuna missione impossibile, anzi, una semplice telefonata dovrebbe bastare. Almeno così si pensava.


I TENTATIVI
Ore 10 di mercoledì mattina. La prima telefonata suona a vuoto. Il numero è quello trovato sui contatti nel sito della Soprintendenza regionale. Il telefono suona: uno, due, tre squilli, ma nulla. Bene, si riproverà più tardi. Alle 11 e 19 minuti la seconda telefonata. Questa volta la risposta è al primo squillo. Una volta spiegato quello che vogliamo la replica è secca: “in questo momento chi potrebbe rispondere è fuori per fare alcune perizie. Non si conosce l’ora del rientro”. Alla fine arriva un definitivo “richiami domani che lo trova”. Il fatto di lavorare in un quotidiano poco si concilia con domani. “Mi passi la soprintendente” ... Anche in questo caso la risposta è negativa. “Non c’è per una settimana”. Ottimo. Ci sarà un vice? Dopo alcuni minuti di attesa, ecco la risposta. “Oggi non c’è neppure lui”. 


L’ODISSEA
Perfetto, proprio quello che ci voleva. Ci sarà pur qualcuno negli uffici che possa rispondere a una semplice domanda? “Mi dispiace, deve parlare con la persona che le lo ha detto prima”. Sì, ma è fuori, mi può dare il suo cellulare? Più facile scalare l’Everest che avere un numero di telefono di un funzionari pubblico anche perchè - dice la signora al centralino - “ha il suo telefonino privato, non sono autorizzata”. Facciamo così: le do il mio numero e mi fa chiamare lei? Strada sbarrata. “Non posso disturbarlo quando lavora”. A quel punto sono terminate tutte le opzioni, ma arriva un guizzo: fino a che ora siete aperti? “Mi trova fino alle 14, come gli uffici”. Grazie, ci risentiamo. Sono trascorsi dalla chiamata 22 minuti del tutto inutili. La palude si allarga sempre di più.


SI RIPROVA
Terza telefonata alle 13 e 9 minuti per capire se la famosa persona che potrebbe chiarire i dubbi è tornata dalle perizie. Al secondo squillo la stessa voce della mattina. Dovrei parlare per capire perchè non si possono mettere i pannelli fotovoltaici sui tetti del centro storico di Pordenone. Sono quello di questa mattina. “Purtroppo è tardi. Quella persona è rientrata, ma risponde al telefono solo fino alle 13. Poi non accetta più telefonate”. Ma come? Se mi ha detto che gli uffici sono aperti sono alle 14. “È vero, ma al telefono rispondono fino alle 13”. Può provare a passarmi comunque l’ufficio? “Guardi è inutile. Io se vuole lo faccio, ma non le garantisco nulla”. Invece sino a quel momento ...


LA FINE


Come è andata a finire è facile immaginarlo: ingoiati dalla palude della burocrazia. Basta chiudere gli occhi un attimo e pensare a quello che ogni giorno capita a tanti cittadini che hanno necessità di avere risposte. In ogni caso alla fine una risposta è arrivata, ma con una precisazione iniziale. “Io non potrei parlare. Autorizzato a farlo è solo il sovrintendente. È già accaduto in passato che ci sono stati problemi con voi giornalisti”. In ogni caso dopo una mattinata di ordinaria burocrazia si scopre che in Corso Vittorio Emanuele a Pordenone i palazzi che hanno un vicolo storico non possono essere ricoperti da pannelli perchè si altera la “visione storica del 1400”. Non si possono neppure modificare i tetti, magari chiedendo di farli ventilati, ossia alzandoli di una decina di centimetri. Per lo stesso motivo. Ma non è tutto. Gli altri edifici sono coperti dal 136. Ossia? L’articolo 136 del Codice dei beni culturali che delimita i confini di una zona da sottoporre a vincolo paesaggistico quale “bellezza d’insieme”. Ottimo. Almeno ora si sa per quale ragione chiuderanno tutte le attività economiche di Corso Vittorio a causa delle maxi bollette. Ma la visione d’insieme sarà bellissima.

 

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Il Gazzettino