Friuli Doc, ora è allarme: i costi e le troppe regole spaventano le Pro Loco più amate

Un'immagine d'archivio di Friuli Doc a Udine
UDINE - Sospese tra la voglia di ripartire e il timore che l’organizzazione sia troppo onerosa, dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista dell’impegno...

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UDINE - Sospese tra la voglia di ripartire e il timore che l’organizzazione sia troppo onerosa, dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista dell’impegno dei volontari. Venerdì si sono aperte le iscrizioni per partecipare all’edizione 2021 di Friuli Doc, ma le Pro loco non hanno ancora deciso cosa fare: lunedì sera, quelle del Friuli Collinare, che partecipano alla manifestazione settembrina come consorzio e, ormai da tradizione, trovano casa al Colle del Castello, si riuniranno per approfondire le modalità stabilite dall’amministrazione comunale e valutare se sono affrontabili o meno.


OPINIONI
«Il presidente del Consorzio ci illustrerà le misure cui dovremmo attenerci e cercheremo di trovare una posizione comune dato che a Friuli Doc partecipiamo sempre assieme – spiega Anna Lisa Ballandini, presidente della Pro loco di Buja e vicepresidente Unpli regionale -. Certo, si va anche per dare un segno di ripresa, ma non si può partecipare sapendo di avere più costi che entrate: dobbiamo almeno pareggiare le spese, anche perché siamo tutti volontari. Poi c’è l’incognita dell’acquisto delle derrate alimentari: quante ne dobbiamo prendere? Sono fattori che diventa veramente difficile gestire. Se le prescrizioni sono come nel 2020, essere presenti è complicato». Una notizia positiva, per le Pro loco, è quella dello sconto sul canone di partecipazione voluto dalla giunta Fontanini per andare incontro agli operatori, uno sconto che se l’anno scorso era del 20 per cento, questa volta arriva al 50 per cento: «Anche perché – continua Ballandini -, le spese sono tante, tra misure di sicurezza e volontari che devono fare tutto ai tavoli. Se la scorsa edizione abbiamo optato per il no, è stato anche per salvaguardare le persone che lavorano agli stand: diverse di loro, infatti, hanno una certa età. Questa volta potrebbe essere diverso vista anche la campagna vaccinale». 
I LIMITI

La prescrizione che pesa sull’organizzazione non è tanto il servizio ai tavoli, quanto il limite alle presenze: «Ogni stand aveva un determinato numero di posti a sedere – spiega la presidente -, e si dovevano gestire anche prenotazioni e pagamenti al tavolo. Chi era seduto nell’area di una Pro loco, poteva servirsi solo in quella; la gente poteva accedere solo finché c’erano posti a sedere, si doveva disinfettare tutto. Un enorme dispendio di energie, con i costi che aumentano e gli utili che diminuiscono». Per ora le Pro loco sono bloccate anche sul fronte dell’organizzazione delle sagre, in attesa delle linee guida: «Come Buja – conclude Ballandini -, volevano organizzare la Fieste di primevere facendo magari un solo week end su prenotazione, senza eventi collaterali, come segnale di ripresa. Ancora, però, non sappiamo nulla». Sulla questione, si è espresso anche il presidente del Comitato regionale Pro loco, Valter Pezzarini, invitando alla fiducia: «Dopo questi mesi abbiamo comunità che devono essere ricostruite nei legami interpersonali. Il tessuto sociale si è indebolito. Le feste, svolte in sicurezza e con criterio, saranno un importante primo passo verso la rinascita». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino