Friuli Venezia Giulia arancione entro il 10 dicembre, la proiezione di Agenas fa tremare

Covid negli ospedali friulani
TRIESTE - C'è una proiezione, che però è costantemente in evoluzione, di quelle che fanno tremare le vene ai polsi. E che in parallelo rendono più...

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TRIESTE - C'è una proiezione, che però è costantemente in evoluzione, di quelle che fanno tremare le vene ai polsi. E che in parallelo rendono più realistico e verosimile il quadro dipinto da Fedriga. Lo studio parla della possibilità di vedere il Friuli Venezia Giulia in zona arancione entro il 10 dicembre, con decorrenza a termini di legge dal lunedì successivo. Significherebbe bar e ristoranti chiusi, movimenti possibili solo nel proprio comune di residenza. E addio ripresa economica nel periodo dell'Avvento. Per tutti o per i non vaccinati? Questo si vedrà, ma al momento le regole sono queste, le fasce di colore e i limiti sono questi. E il Friuli Venezia Giulia se i ricoveri non si dovessero piegare ci andrà a sbattere come un treno a tutta velocità. 

L'ANALISI

Il punto di partenza per valutare la probabilità di scivolare in arancione è rappresentato dalle proiezioni di Agenas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Si parla dei tempi di raddoppio dei posti occupati nelle Aree mediche e nelle Terapie intensive. Ci si deve però concentrare solamente sulle Medicine, perché in Fvg il limite del 20% delle Intensive (primo parametro che porta alla stretta) è già vicino, dal momento che i posti sono occupati al 14,3%. Parlando di letti per pazienti non gravi, quindi, l'Agenas stima che l'occupazione possa raddoppiare in circa 22 giorni. Se così fosse, il Friuli Venezia Giulia si troverebbe ad avere 336 malati da gestire nei propri ospedali e un'occupazione vicina a quel 30% che combinato all'incidenza (già ben oltre tutti i limiti) e alle Rianimazioni certificherebbe la zona arancione. 

I CONTAGI

Molto però dipenderà da un fattore, che sta sempre alla base di tutto: il contagio, soprattutto tra non vaccinati. Oggi a Trieste si registra l'incidenza record di 605 casi ogni 100mila abitanti sui sette giorni. Era già la provincia peggiore d'Italia, ma aver sfondato quota 600 contagi porta l'asticella ancora più in alto. La Regione, almeno in zona bianca, non può però intervenire con micro zone rosse locali. Lo potrebbe fare a partire dalla zona gialla, ma al momento ai piani alti di piazza Unità non circola nemmeno questa voce. L'incidenza a livello regionale è salita a quota 269 casi ogni: un tempo sarebbe stato abbastanza non per la zona arancione, bensì per il lockdown totale. In tempi vaccinali - se così si possono chiamare - contano invece i ricoveri. 
Quindi, quando calerà il contagio in Friuli Venezia Giulia? Il picco della curva è difficile da prevedere, ma una prima stima della task force regionale parla dell'inizio del mese di dicembre. Ancora due settimane di crescita, si spera sempre più piatta e non vertiginosa come quella delle ultime settimane. Un altro fattore chiave è infine la natura del contagio: se dovesse colpire più vaccinati, si ridurrebbe il rischio di un aumento dei ricoveri. In caso contrario ci sarebbe l'impennata. 


LO SCENARIO

Intanto in Fvg la zona gialla è praticamente certa. Lo ha comunicato ieri in consiglio regionale anche il vicepresidente Riccardo Riccardi. «Paghiamo i pochi vaccinati - ha detto -, i cortei dei no-vax e la vicinanza all'Austria e alla Slovenia, dove l'incidenza del contagio è maggiore». Nel dettaglio, mancano solo 23 ricoveri per superare la soglia-limite. Solo ieri, ad esempio, ne sono stati registrati dieci in più nelle Medicine e due nei reparti di Rianimazione. 


Nell'ultimo bollettino altri quattro morti, tutti a Trieste. Non è in alcun modo un caso. Il sistema sanitario dell'area giuliano-isontina della regione è al limite e i sindacati temono che il comparto non regga. «Chiediamo alle istituzioni e soprattutto al neo-prefetto di Trieste una maggiore attenzione all'applicazione della normativa relativa ai controlli negli spazi pubblici e anche all'esterno, valutando tutte le possibili opzioni», è l'appello della Cisl regionale. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino