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PORDENONE - Un caso raro ma prezioso e con radici solidamente pordenonesi. È il caso dei fratelli Dall'Agnese, Alessandra e Giuseppe, che dopo il loro corso di studi in Italia si stanno distinguendo in uno degli istituti di ricerca più famosi del mondo: il Whitehead institute, istituto affiliato al Mit (Massachusetts institute of technology) a Cambridge negli Stati Uniti, nel laboratorio di Richard Young, professore riconosciuto a livello internazionale per i suoi studi sull'espressione genica che collabora con i migliori fisici, chimici e medici al mondo. Ad aprire la strada di questa bella storia familiare è stata la 35enne Alessandra che dopo le superiori al Liceo classico Leopardi durante il quale ha trascorso un anno come exchange student negli Usa, si è laureata a Udine in biotecnologie mediche e poi a Trieste per la laurea magistrale in genomica funzionale. Per la tesi si è trasferita a Roma sotto la guida del professor Puri e proprio grazie a lui ha avuto modo di trasferirsi prima a La Jolla, vicino a San Diego in California e poi al Whithead. Giuseppe, più giovane di sette anni, ha scoperto la passione per le sperimentazioni scientifiche durante gli anni del liceo al Vendramini e poi è passato anche lui per l'Università di Trieste, raggiungendo infine la sorella al Whitehead come visiting student.
LA PUBBLICAZIONE
Insieme hanno recentemente pubblicato uno studio sul periodico Nature, riguardante la resistenza dei recettori dell'insulina. «Studiamo il corretto funzionamento delle cellule racconta Alessandra , in particolare in questo lavoro abbiamo scoperto che nelle cellule sane la proteina del recettore dell'insulina è molto dinamica, cosa che non succede in quelle malate».
ALL'ESTERO
Un lavoro che spesso costringe a trasferirsi all'estero come nel loro caso. «Ma la scelta non è stata forzata sostengono all'unisono: qui negli Stati Uniti ci sono indubbiamente più fondi, anche se la situazione pure in Italia sembra migliorare in questo senso e questa è la differenza principale rispetto all'Italia. Ma il livello accademico è alto e non è vero che ai giovani non viene data l'opportunità di emergere. Credo che il nostro caso, come quello di molti altri ricercatori sia un esempio. Ci piace anche sottolineare che senza l'eccellente percorso fatto in Italia non avremo avuto la possibilità di toglierci le soddisfazioni all'estero. Per cui consigliamo a tutti gli studenti di provare un'esperienza fuori confine. Non perché costretti, ma perché apre la mente». E il rapporto con Pordenone com'è rimasto? «C'è la nostra famiglia, ci sono i nostri amici e ci veniamo spesso cogliendo l'occasione per fare una rimpatriata». Il vostro sogno futuro? «Vorrei aiutare a stare bene le persone ed alleviare le sofferenze. Adesso lo faccio con la ricerca e prima lo facevo come clown in corsia confessa Alessandra». «Io sono in fase di valutazione. L'esperienza americana ha cambiato decisamente le mie vedute».
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Il Gazzettino