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VENEZIA - Gli assenti, si dice, hanno sempre torto. Ma a 48 ore dalla chiusura dei seggi non si può prescindere dal dato dell'affluenza alle urne, 67,65% che certifica il fatto che un elettore su tre dell'area metropolitana non sia andato a votare. Una percentuale che, anche nel Veneziano, è calata di nove punti rispetto alle Politiche del 2018. Elettori disillusi, forse poco soddisfatti delle proposte presenti sulle schede elettorali, o magari ancora condizionati dall'emergenza sanitaria prolungatasi per oltre due anni.
Nuovi equilibri
In questo quadro spicca l'ondata travolgente di Fratelli d'Italia, che porta Roma Raffaele Speranzon (con il possibile ripescaggio di Helenia Barban), passando in un lustro da forza comprimaria del centrodestra a leader assoluta (30,53% la percentuale ottenuta nel collegio di Chioggia-Riviera-Miranese della Camera), in grado di scalzare la Lega e di relegare a percentuali modeste Forza Italia - che non va oltre il 6%) e anche i fucsia di Coraggio Italia, che con la lista Noi moderati si ferma poco oltre il 6%, nonostante il successo personale di Martina Semenzato, neo-deputata eletta nel collegio maggioritario di Venezia. Tutto ciò mentre il Pd si ferma al 18,63% e si vede superato in alcune delle sue roccaforti storiche. Anche nel capoluogo: se i dem tengono in buona parte del centro storico, da Cannaregio a San Polo a Castello, il partito di Giorgia Meloni sfonda in alcuni seggi dell'ex operaia Giudecca e s'impone nel quartiere popolare di Sacca Fisola.
Disorientamento Pd
Non va dimenticato il disorientamento della composizione delle liste, che in casa Pd ha tolto di scena due parlamentari locali uscenti - Andrea Ferrazzi e Nicola Pellicani - che ha probabilmente inciso nella campagna elettorale che ha visto promuovere un solo esponente veneziano, Andrea Martella, oltre a Piero Fassino e alla trevigiana Rachele Scarpa.
A proposito di pentastellati, il confronto a una prima lettura è impietoso: nel 2018 avevano superato il 27%, ora non vanno oltre il 7. Ma nel confronto bisogna tenere conto del terremoto interno al movimento che, strada facendo, ha perso la componente passata al gruppo Alternativa con i due parlamentari veneziani uscenti, Alvise Maniero e Arianna Spessotto. Ma ha perso anche numerosi referenti locali, con il risultato che i militanti rimasti hanno dovuto fare campagna elettorale praticamente da soli. Chi torna in Parlamento è invece Luana Zanella, esponente dei Verdi eletta nella circoscrizione Veneto 2 della Camera.
Fuori dai giochi
Più difficile da interpretare il risultato di Azione, lista esordiente che a Venezia poteva contare sugli esponenti renziani di Italia viva, ma che si ferma sotto l'8% con l'imprenditore noalese Alberto Baban, candidato a Venezia nel collegio uninominale per la Camera. Ma che si consola con la probabile elezione del coordinatore regionale Marco Garbin, in corsa nel listino plurinominale. Non passa inosservato poi il risultato ottenuto da Forza Italia, che senza Renato Brunetta (contrario al voto contrario al Governo Draghi) ha visto dimezzati i consensi. Per non parlare dell'insuccesso di Coraggio Italia-Noi moderati, che nonostante l'intensa campagna elettorale del sindaco metropolitano Luigi Brugnaro si ferma al 3%, con un isolato risultato del 7% a Santa Maria di Sala, feudo dell'ex sindaco e coordinatore provinciale fucsia Nicola Fragomeni. Ma a colpire, a urne chiuse, è soprattutto il risultato della Lega, che nel 2018 aveva portato a Roma una numerosa pattuglia di parlamentari. A conti fatti, l'unica veneziana a tornare in Parlamento sarà Giorgia Andreuzza, eletta a Chioggia nonostante il calo evidente dei consensi ottenuto dal partito di Salvini. A casa gli altri parlamentari uscenti, frutto delle scelte nella composizione delle liste che non ha certo premiato Venezia. A proposito del capoluogo, la città perde anche la sua senatrice, la presidente uscente del Senato Casellati, che tornerà a Palazzo Madama ma in rappresentanza della Basilicata. Mistgeri della legge elettorale.
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