Il frate uscito dalla terapia intensiva: «Il Signore mi ha messo alla prova»

Il frate uscito dalla terapia intensiva: «Il Signore mi ha messo alla prova»
CAMPOSAMPIERO - «Affidarsi a Dio per guarire dal Coronavirus è un doloroso percorso verso la salvezza e la riscoperta dei veri valori della vita terrena. Umanamente...

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CAMPOSAMPIERO - «Affidarsi a Dio per guarire dal Coronavirus è un doloroso percorso verso la salvezza e la riscoperta dei veri valori della vita terrena. Umanamente non ho avuto paura della malattia se non quando mi hanno diagnosticato la polmonite bilaterale. Covid-19 mi ha insegnato l’importanza di tornare all’essenzialità delle cose, ovvero amare gli altri e, se siamo credenti, amare Dio. Tutto il resto passa davvero in secondo piano».

La malattia di fra’ Nicola Zuin, 51 anni, dallo scorso mese di gennaio tornato a Camposampiero per sostituire il frate brasiliano padre Joao nella gestione della Casa di spiritualità ai Santuari Antoniani, è una storia a lieto fine. Il frate francescano dallo scorso 28 marzo è ritornato in convento, dove ancora oggi vive in isolamento in attesa della conferma del secondo tampone eseguito ieri mattina.
LA MALATTIA
Fra’ Nicola con ogni probabilità ha contratto il virus dai frati cappuccini ospiti a Camposampiero più di un mese e mezzo fa in occasione del loro incontro interregionale. «Dopo l’arrivo dei primi sintomi con febbre, tosse, difficoltà respiratorie e mancanza di ossigeno - racconta - lo scorso 16 marzo sono stato ricoverato al pronto soccorso Covid a Padova, in terapia intensiva. Successivamente sono stato trasferito al decimo piano del monoblocco e qui è arrivata la diagnosi di polmonite bilaterale. Non ho mai avuto timore per la mia sorte: i medici non mi hanno nascosto la serietà del problema ma non si dichiaravano preoccupati». Fra’ Nicola ha sempre confidato nel Padre Celeste. «Il Signore mi ha messo alla prova ma non mi ha fatto mancare in alcun modo la sua presenza - confessa - Ho sempre sentito in modo chiaro la misericordia di Dio. Mai ho avuto la sensazione di essere in pericolo, anche quando ero in terapia intensiva».
IL PENSIERO
Dal 16 marzo ad oggi il tempo è corso velocemente. Fra’ Zuin sostiene che la vita è preziosa e che non va dispersa alla ricerca del superfluo. «La malattia mi ha costretto a rallentare dai ritmi vertiginosi a cui mi ero abituato - ammette il frate francescano - Da questa prova ho capito che devo curare ancor più le relazioni vere e profonde con le persone che conosco e affidarmi completamente al Padre mio che mi assiste, sempre. Anche se mancavano i momenti formali delle preghiere comunitarie, ho sperimentato il conforto e la condivisione di tante persone, fra cui quella con il mio vicino di letto in ospedale, un ingegnere 70enne di Padova: tra di noi, ammalati Covid, è nata un’amicizia sincera che ci rimarrà per tutta la vita».

Fra’ Nicola è quasi del tutto fuori dal tunnel ma ha un sogno che vorrebbe realizzare prima possibile. «Mi piacerebbe più di ogni altra cosa fare una passeggiata all’aperto in mezzo alla natura - afferma - Sono chiuso dentro quattro mura da tante settimane. Vorrei riassaporare e ammirare le meraviglie del creato che il nostro buon Dio ci ha donato. Noi le diamo per scontate: è proprio quando non le puoi godere che appaiono straordinarie e irrinunciabili». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino