La frasca di Ottorino, il contadino infermiere che vive con le rondini

Carla Pollauszach e Ottorino Gobbo nella frasca delle rondini a Villesse
VILLESSE (Gorizia) - Apre un paio di mesi all'anno la frasca Alle Rondini di Villesse, nel nucleo più antico del paese, dietro alla chiesa; quello con le case...

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VILLESSE (Gorizia) - Apre un paio di mesi all'anno la frasca Alle Rondini di Villesse, nel nucleo più antico del paese, dietro alla chiesa; quello con le case più vecchie, mantenute in parte così come erano nate un tempo, con gli infissi in legno, le stalle, i pavimenti in pietra, le mangiatoie per gli animali, gli attrezzi da lavoro, gli zoccoli. In frasca, che qui si chiama anche "privata", si beve un bicchiere di vino, si può mangiare un uovo sodo e un piatto di salumi, di quelli che producono Ottorino Gobbo, un vivace 74enne che non sta fermo un attimo, e la moglie Carla Pollauszach, che di anni ne ha 63; lei arriva dalla città, da Udine, anche se è originaria di Cividale del Friuli, e questo è diventato il suo luogo del cuore.


Sveglia alle 5. Tutti e due si svegliano alle 5 di mattina e accudiscono gli animali: galline, tacchini, conigli, i maiali quando è stagione, cani e gatti. Poi via nell'orto e nella vigna. E non basta. Ottorino è una colonna portante in parrocchia: canta in chiesa, porta la croce in processione, va a dar una mano a chi non sta bene, aiuta il parroco, pulisce la chiesa. Trova il tempo per i nipoti e per i bambini che, in paese, arrivano nel suo piccolo angolo di paradiso a vedere gli animali. 

Prima la miseria 
«Arrivo da una famiglia di contadini che era poverissima e non mi vergogno a dirlo - racconta Ottorino -; mio padre Ferruccio e mia madre Giuseppina Chiappo hanno lavorato tantissimo per darci da mangiare e devo dire che anche la comunità di Villesse ci ha dato tanto, ci è stata sempre vicino, fornendoci macchine per lavorare la terra in tempi in cui non si aveva niente, nulla». 

Da contadino a infermiere 
Ottorino lavora nei campi da quando era bambino: sveglia presto, governare le mucche, poi a scuola, tanto stanco che a volte di addormentava sul banco. Da ragazzo fa un piccolo corso di potatura e cerca lavoro: «Sono andato in un ospedale dei frati, a Gorizia, per sapere se gli serviva un giardiniere perché lì hanno tanto verde, e mi hanno chiamato subito in corsia, in chirurgia, come operatore sanitario. Solo più tardi mi hanno mandato a fare un corso per infermiere. E ho fatto l'infermiere per tutta la vita, prima lì e poi a Udine. Sempre lavorando nei campi. Tanto, ogni giorno. Così ho potuto comprare la casa, la stalla e altri due edifici vicini: una è la casa più vecchia del paese e ci facciamo il presepio vivente, a Natale». 

Adesso che ha 74 anni, nonostante qualche dolorino alla schiena, Ottorino non molla. E neanche sua moglie. La loro piccola azienda agricola, dove non c'è un filo d'erba fuori posto, racconta la storia di una famiglia che ha lottato con le unghie e con i denti per scappare dalla miseria. La storia di tante famiglie del Friuli che non smettono di darsi da fare anche quando potrebbero godersi la pensione in pace. Racconta anche dell'amore per la terra, del suo rispetto, dell'amore per la natura e gli animali.

Le rondini 

Da Ottorino e Carla, infatti, in frasca, le rondini sono di casa, da decenni: chi va a bere un bicchiere, nelle giornate di giugno e luglio, passa qualche ora in compagnia di questi uccelli. Ci sono cinque nidi in frasca, nella stanza dove si beve il vino (nelle foto); pulita ogni mattina con la candeggina da Carla. Da un nido sbucano due piccoli ed ecco arrivare la mamma per sfamarli. «Non hanno paura della gente, perché nessuno le disturba - dice Ottorino -. Sono nostre amiche, e noi facciamo il possibile perché si trovino a loro agio. La rondine porta la luce, il nuovo, la primavera, il bello. Questo vogliamo per noi e per tutti i nostri amici».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino