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Il conto totale dei danni supera di poco i 90,5 milioni di euro. Al centesimo: 88.389.335,14 per il patrimonio pubblico più 2.200.000 per le proprietà private. Sono questi i dati che oggi faranno da sfondo al sopralluogo in Cadore del dipartimento nazionale della Protezione civile, per verificare gli effetti delle frane scese nell’ultimo mese e mezzo dal monte Antelao e da Croda Marcora, rispetto a quanto illustrato nella relazione tecnica trasmessa dalla Regione e aggiornata allo scorso 24 luglio. Dal corposo faldone, corredato di numeri e immagini, emerge anche la stima dell'investimento su cui starebbe ragionando Anas per una soluzione definitiva alle colate lungo l'Alemagna, la strada per Cortina: 65 milioni, l’importo più consistente dell'intera rendicontazione.
LE VOCI
La “stima dei danni al patrimonio pubblico”, che accompagna la richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza firmata dal presidente Luca Zaia, è infatti il risultato della somma di tre diverse voci, relative alle 61 segnalazioni presentate fin dal 15 giugno.
LA STRADA
Dall’elenco risulta che gli interventi strutturali indicati da Anas pesano per tre quarti della contabilità complessiva, confermando dunque quanto cruciale sia la risoluzione dei rischi di colata per la Statale 51. La società del gruppo Ferrovie dello Stato, vigilata dal ministero delle Infrastrutture, ha stimato danni totali per 68.640.000 euro, di cui però la stragrande maggioranza per chiudere definitivamente l’emergenza con gallerie paramassi o altri accorgimenti. “Solo” 3.640.000 euro sono invece relativi al ripristino della funzionalità delle opere. Come illustra la relazione tecnica, redatta dalla direzione regionale Protezione civile, questi soldi sono infatti serviti per azioni come «messa in sicurezza della sede stradale» e «rimozione del materiale detritico», con «attivazione immediata del personale Anas e delle ditte appaltatrici di manutenzione», per sgomberare la carreggiata «mediante escavatori, pale meccaniche, autospazzatrice, autocarri, autobotti, gruppi elettrogeni, segnalazioni e deviazioni». Dopo la frana del 15 giugno, in località Cancia a Borca «si sono rilevate notevoli quantità di materiale detritico proveniente dalle pendici di monte che hanno impedito il transito di qualsiasi mezzo e il danneggiamento parziale di barriere di ritenuta stradale». Quanto alle ripetute colate in zona Dogana Vecchia a San Vito, in particolare alle più gravi del 1° e del 12-13 luglio, si sono posti gli stessi problemi, nonché «l’accumulo di materiale detritico nei fossi di guardia ed attraversamenti idraulici».
IL BLOCCO
A proposito di San Vito, il Centro per la Protezione civile dell’Università di Firenze ha comunicato i primi risultati del monitoraggio effettuato con il radar, dopo il sopralluogo del professor Nicola Casagli. «È stato rilevato un blocco di 10.000 metri cubi alla sommità della Croda Marcora – riferisce l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin – che si muove a velocità costante di 1,5 centimetri al giorno. Per ora la situazione va solo controllata. Se dovesse accelerare, dovranno essere presi provvedimenti di prevenzione. Detto questo, sono anni che pongo la questione della sicurezza di tutta la vallata».
Il Gazzettino