Franco Pavan ha lottato per 50 giorni: morto quando la ripresa sembrava vicina

Franco Pavan
ROVIGO - Il tremendo incidente, il lungo ricovero, poi le speranze per una ripresa che sembrava vicina, infine la notizia che nessuno avrebbe voluto scrivere. Che nessuno di noi...

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ROVIGO - Il tremendo incidente, il lungo ricovero, poi le speranze per una ripresa che sembrava vicina, infine la notizia che nessuno avrebbe voluto scrivere. Che nessuno di noi avrebbe volute sentire. Perché la vittima in questo caso è uno di noi: il cronista della redazione di Rovigo del Gazzettino, Franco Pavan, non ce l'ha fatta e, dopo aver lottato per quasi 50 giorni in ospedale, è stato dichiarato clinicamente morto ieri pomeriggio. E in questi casi il dovere di cronaca si mischia al dolore del distacco, specie per chi aveva lavorato fianco a fianco. E quella giusta distanza - sì, proprio come nel film di Carlo Mazzacurati girato in Polesine - viene meno: la notizia diventa fatto personale. E si scrive con il cuore pesante.


Di Pontecchio, paese alle porte di Rovigo, 63 anni, Franco era stato investito da un'auto il primo luglio mentre si allenava in sella alla bici sull'Eridania, la strada che corre parallela al Po, tra Villanova Marchesana e Crespino. Un mese e mezzo trascorso negli ospedali di Padova e Rovigo, tra le ansie e le paure dei familiari, dei colleghi e del suo paese, fino all'improvvisa complicazione di sabato dopo che nei giorni precedenti le sue condizioni parevano in via di miglioramento, tanto che era stato trasferito al centro di riabilitazione di Montecatone (Imola).


IL RITRATTO

Franco non era solo un cronista, ma anche un punto di riferimento per la cultura di Pontecchio, dove abitava da una vita. «Era un componente del Comitato di gestione della biblioteca - dice il sindaco Simone Ghirotto - si era impegnato nella promozione di iniziative culturali e ricreative, era il presentatore delle nostre serate. Praticava da anni ciclismo a livello amatoriale, amava la pesca e l'ambiente. Ho sempre coltivato la speranza di poterlo rivedere, ora invece ho perso un grande amico».
Franco era arrivato un po' tardi al giornalismo. Prima era stato anche assessore e consigliere comunale. Poi, nelle fila della Dc, consigliere di amministrazione dell'acquedotto. Quindi, aveva coltivato le sue passioni: il giornalismo e lo sport - tifava per l'Inter - che si contendevano gran parte del suo tempo. Era stato anche campione italiano tra i giornalisti ciclisti. Conosceva a memoria le strade polesane, dove si allenava. Atleta esperto, giocatore anche di tennis, quel giorno stava pedalando sull'Eridania quando un Fiat Qubo guidato da un cinquantenne che viaggiava nello stesso senso di marcia, lo aveva tamponato violentemente.


Single convinto, aveva perso il padre e, qualche anno fa, anche la madre. Non ancora fissata la data dei funerali. La sua scomparsa ha suscitato profondo cordoglio in tutto il Polesine. E noi che l'abbiamo conosciuto continueremo a immaginarlo mentre pedala felice tra le strade della campagna polesana. Con il dolore per questo traguardo raggiunto troppo presto. Ciao Franco.
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Il Gazzettino