Meningite, Bebe: «Vaccinate i bimbi» Il papà: «Ignorante chi non lo fa»

Bebe Vio, al centro, posa per la campagna di sensibilizzazione ai vaccini
VENEZIA - Dai trionfi in pedana alla sfilata come portabandiera azzurra, fino alla campagna di sensibilizzazione per urlare il suo "sì" ai vaccini contro la...

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VENEZIA - Dai trionfi in pedana alla sfilata come portabandiera azzurra, fino alla campagna di sensibilizzazione per urlare il suo "sì" ai vaccini contro la meningite. Beatrice "Bebe" Vio non si ferma proprio mai e mentre si gode una settimana di meritata vacanza brasiliana - dopo l'oro individuale e il bronzo a squadre nel fioretto ai Giochi Paralimpici di Rio - ha già fatto il giro del mondo la sua immagine prestata alla propaganda per esortare i genitori al gesto di responsabilità di vaccinare i loro figli per proteggerli dal meningococco. Un'opportunità che otto anni fa, quando era solo una bambina undicenne, Bebe non aveva avuto, tanto che per i medici fu impossibile non procedere all'amputazione di braccia e gambe. Che poi tutto ciò per la giovane campionessa veneziana sia diventato la "molla" per arrivare in cima al mondo, è in fondo un'altra questione, perché il messaggio di vaccinarsi senza titubanze è per lei la stoccata più importante da mandare assolutamente a segno.

 
 


«Bebe non parla volentieri del problema avuto da bambina, a lei interessa la vita, sua e degli altri, ed è per questo che è una fervente sostenitrice del vaccino. Lo sport poi è un veicolo strepitoso per questo tipo di valori umani» spiega il papà Ruggero.
 
A immortalare Bebe è stata Anne Geddes, fotografa australiana celebre per i suoi scatti incentrati sull'universo dei bambini. La foto in questione ritrae la neo campionessa paralimpica con il tricolore italiano sullo sfondo, seduta senza protesi e con in braccio il piccolo Vincent, un bambino italo-americano che appoggia la sua manina sinistra sul moncone di Bebe.

«Uno scatto stupendo per l'effetto di normalità e naturalezza che trasmette. Posare nell'aprile scorso a New York è stato un sogno realizzato per Bebe - assicura Ruggero Vio - anche per l'ammirazione da sempre avuta verso Anne Geddes. Peraltro in quei giorni il rapporto con un altro testimonial qual è Jovanotti diventò ancora più stretto: lui è tifosissimo di mia figlia e non smette mai di ricordarle la forza che trasmette, il seme di speranza che ha piantato nel cuore di tante persone».

Da qui la volontà di provare a far capire ai genitori l'importanza del vaccino, ora attraverso la campagna di Gsk "Win for meningitis", lanciata l'altro ieri a New York sui maxischermi luminosi di Times Square. Assieme all’olimpionica italiana sono stati immortalati con i bimbi in braccio atleti come la canadese Madison Wilson-Walker, il portoghese Lenine Cunha e la ciclista americana Jamie Schanbaum.


«Purtroppo in Italia la percentuale di chi ricorre ai vaccini è scesa sotto il novantacinque per cento, un dato imbarazzante per un paese all'avanguardia. Purtroppo è una questione di ignoranza e di "sentito dire", perché se un padre e una madre andassero ad informarsi e a confrontare di persona i dati ufficiali in materia non potrebbero mai dubitare se vaccinare o meno i loro figli. Nel suo piccolo speriamo che Bebe possa favorire la corretta presa di coscienza di una questione semplicemente vitale». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino